“L’anno della lepre” – A. Paasilinna

Credo che L’anno della lepre di Arto Paasilinna sia un romanzo che avrebbe potuto scrivere Mark Twain se fosse vissuto in un’altra epoca e, soprattutto, in un altro luogo, cioè la fredda Finlandia. Avremmo avuto un autore più maturo, cioè meno propenso alle grasse risate e alle avventure fanciullesche, ma più ruvido e poco incline ad accontentare il lettore.
Naturalmente Twain ha vissuto dove ha vissuto e ha utilizzato l’umorismo che più aveva nelle sue corde: va benissimo così, visti i risultati.

L’anno della lepre è un romanzo di formazione (com’erano anche i romanzi di Tom Sawyer e Huckleberry Finn) con un protagonista che non è però un ragazzo, ma un uomo bell’e fatto che decide di abbandonare la grigia routine lavorativa e familiare a favore di una vita più dura, ma libera e spensierata nei boschi finlandesi. Questo è il cuore del libro, e l’ambientazione diventa vera e propria protagonista del romanzo.

L’anno della lepre rivendica con forza l’esistenza di una letteratura nordica alla quale siamo (noi italiani soprattutto) colpevolmente sordi e refrattari. Invece, andrebbe fatto leggere o, quantomeno, andrebbe consigliato ai ragazzi delle scuole medie: costituirebbe un’ottima variante alle tradizionali letture scolastiche.

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