Andrea Maggi non si crede un grande scrittore. Non vuole riflettere sul senso della vita, sproloquiare sui massimi sistemi o lanciarsi in raffinate disquisizioni sulle brutture del mondo contemporaneo (niente di male in questo, ma bisogna saperlo fare e non tutti sono Dostoevskij). Con Niente tranne il nome Andrea Maggi vuole scrivere un romanzo giallo che intrattenga ed emozioni, e non si lascia tentare dalle sirene della politica e del moralismo. Sceglie (ed è una scelta vincente) di costruire una trama avvincente e di mettere in scena dei personaggi credibili, con cui è facile identificarsi.
L’ambientazione aiuta molto: chi non è Stephen King e non ha la sua abilità nel creare mondi, fa bene a scegliere dei contesti familiari. Andrea Maggi è un professore e quindi, per Niente tranne il nome, sceglie come ambientazione una scuola media friulana e come protagonista un professore. I rapporti con i colleghi, le dinamiche nella classe, i problemi degli studenti, la lotta con i dirigenti sono descritti con tanto realismo che è poi facile, per il lettore, accettare anche i particolari più fantasiosi del thriller. Una storia semplice, dei personaggi credibili, una scrittura chiara. A volte non serve altro perché un romanzo funzioni.
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