“La società della performance” – Andrea Colamedici e Maura Gancitano

Non è un testo che si legge d’un fiato La società della performance. Come uscire dalla caverna, dei due filosofi Andrea Colamedici e Maura Gancitano, ideatori di Tlon, scuola permanente di filosofia ed immaginazione, oltre che casa editrice e libreria-teatro.

La società della performance è un libro profondo, analitico, riflessivo, ma non difficile o di nicchia, si deve semplicemente leggere “a piccole dosi”, per trasferire osservazioni e concetti dei due autori nel vissuto reale di ciascuno di noi, quasi a vagliare la consistenza e la portata delle analisi e delle idee.

Cosa intendono Colamedici e Gancitano con il termine “performance”? Non il risultato o la prestazione ottenuta a seguito di un determinato impegno, ma la manifestazione “costruita” di sé. Quella del nostro tempo è la società dell’apparire, che prima ha mutato le persone in individui o soggetti ed adesso li ha trasformati in “progetti” e “se non sei online e non condividi ogni aspetto della tua esistenza – anche il più insignificante – non esisti, il tuo progetto muore, e dunque muori anche tu”.

La società della performance è una società che divora tutto, rende tutto commerciabile – cioè qualcosa attorno al quale è possibile creare un mercato, fare marketing, hype. E che, soprattutto, scardina il meccanismo centrale dello spettacolo, ossia la presenza da una parte degli attori e dall’altra degli spettatori. Oggi non esiste più il diaframma che separava la platea dal palco: oggi esistono solo performer”.

Secondo Colamedici e Gancitano, la performance, poi, “è il cuore dell’irrealismo della società reale (ecco il richiamo all’allegoria platonica della caverna) e nell’insieme delle sue forme particolari rappresenta il modello presente della vita socialmente dominante”.

Altre definizioni. “La società della performance… è una grammatica della mente, un modo di pensare che sta lentamente, ma inesorabilmente colonizzando ogni abitante del mondo, nessuno escluso”. “La società della performance si definisce libera e meritocratica, ma è una società lapidaria… tutti sono un brand…tutti hanno il diritto-dovere di cedere porzioni della propria privacy, non per voglia, ma per convenienza”.

Allora, che fare? Secondo gli autori, non serve fuggire, perché nessuno può salvarsi da solo. Occorre, invece, calarsi nel mondo e “diventare la memoria letteraria dell’umanità (il richiamo al protagonista di Fahrenheit 451 è evidente) …stare sui social network allo scopo di divulgare l’oggetto del proprio amore per trasferirvi un pezzo del senso salvato dal vecchio mondo, usandolo per costruire comunità in grado di riflettere, condividere, scoprire e celebrare la vita”. Educare, allora, è una parola chiave e, precisamente, educare alla vocazione, che è ciò che dà senso ai talenti personali. “Seguire la vocazione aiuta a mantenere la prospettiva della propria transitorietà, della propria imperfezione, della caducità della vita e allo stesso tempo dell’importanza, dell’unicità della propria esistenza. E’ una sensazione di armonia molto simile allo stato di meraviglia”.

E’ veramente impossibile sintetizzare un libro così ricco di spunti di riflessione, ma nello stesso tempo concreto, quasi operativo. La società della performance è il classico libro da tenere in vista, a portata di mano, da sottolineare, da chiudere e riporre anche solo dopo aver letto poche righe, perché Colamedici e Gancitano ci interrogano, come da sempre fa la filosofia, su chi siamo e chi vogliamo essere. E porsi delle domande di senso, soprattutto nel nostro tempo, è un’occasione da non perdere mai.