E’ un libro schietto e drammatico Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta dello psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini.
L’analisi parte dalla realtà attuale, quella di una società che Lancini definisce “postnarcisistica”. Come descrivere questa nuova epoca? Attraverso l’evoluzione della famiglia.
“La famiglia del passato era la famiglia autoritaria, la famiglia del ‘Devi obbedire’, del ‘Prima il dovere e poi il piacere’ […] Lo scopo era quello di dotare i figli di una precisa identità e di crescere adulti del futuro responsabili, controllati, autonomi…”
Dopo gli anni Settanta, “ecco farsi largo la famiglia narcisistica, affettiva e relazionale, dove tutte le energie sono impiegate nel favorire l’espressività, l’originalità e la felicità del bambino”. E’ la famiglia in cui il padre abbandona il modello autoritario ed assume quello amorevole ed affettivo e la madre, dapprima affianca al ruolo accudente quello sociale di lavoratrice, poi diventa sempre più “madre virtuale”, che governa la famiglia e gestisce l’agenda dei figli attraverso applicazioni e gruppi WhatsApp. Con il passare dei decenni, i bambini “vengono iperstimolati ogni giorno a comportarsi come piccoli adulti, a dire sempre la propria”, tanto che l’autore parla di “una precocizzazione dell’adolescenza e del debutto sociale di bambini profondamente adultizzati”, soprattutto attraverso l’ingresso sui social network con profili personali: i cosiddetti baby influencer.
Nella famiglia narcisistica – descrive Lancini – “i bambini vengono caricati di aspettative e ideali sulla loro vita presente e futura che l’arrivo dell’adolescenza, invece, costringe a ridimensionare, con il rischio di un crollo psichico…”. Così, conclude l’autore, “a un’infanzia adultizzata segue un’adolescenza fortemente infantilizzata”.
E la famiglia “postnarcisistica”? Oggi l’adulto, “pur essendo sempre presente, fatica enormemente ad avvicinarsi ai bisogni, alle fragilità e al funzionamento reale del proprio figlio, tentando invece, senza volerlo, di entrare nella sua mente, spiegandogli come è fatto e come si sente. Questo consente all’adulto, a sua volta abitato dalla fragilità, di ricevere una conferma del proprio buon operato come genitore… Tutto ciò, però, come se non esistessero l’altro, le sue fragilità, il suo dolore”. Il paradosso odierno è che “la mamma, il papà, l’insegnante, l’educatore possono sentirsi adeguati solo se il bambino e l’adolescente sono se stessi nel modo in cui loro lo intendono”: è il paradosso, appunto, del “Sii te stesso a modo mio”.
E poi è arrivata la pandemia, che, in un certo senso, secondo Lancini, ha esasperato o semplicemente smascherato le contraddizioni e la fragilità degli adulti e dei loro modelli educativi. Un esempio? “…alle dichiarazioni appassionate che provengono da ogni dove, di voler costruire una società a misura di bambini e ragazzi non seguono mai reali politiche di investimento sui giovani. Si professa di interessarsi al futuro dei bambini, ma in realtà non si investe sulla scuola, non si investe sul futuro, non si investe sull’utilizzo di internet in età adolescenziale e, soprattutto, non si riconoscono le esigenze né le paure del singolo bambino, del singolo adolescente o di una generazione intera”
Sii te stesso a modo mio, non è semplicemente un libro sull’educazione, ma un vero e proprio j’accuse costruttivo e propositivo nei confronti di noi adulti, perché il vero problema dei nostri figli siamo proprio noi genitori, insegnanti, educatori e perché oggi “farsi carico della confusione, dell’ansia, del disagio e dell’assenza di prospettive future delle nuove generazioni senza occuparsi della fragilità degli adulti non è più pensabile”.