La Grammatica divertente di Erik Orsenna

Ebbene sì, non ho resistito. Dopo aver letto e recensito La Grammatica è una canzone dolce (vedi qui), ho cercato e mi sono avventurato fra gli altri romanzi di Erik Orsenna. Ho così scoperto che Giovanna, protagonista insieme al fratello Tommaso de La Grammatica, è un personaggio che ritorna negli altri romanzi dell’autore, che diventano e costituiscono, in tal modo, una sorta di saga.

Ecco allora I cavalieri del congiuntivo (2004), La danza delle virgole (2010) ed infine La fabbrica delle parole (2013).

I congiuntivi sono caduti in disgrazia sull’Isola delle Parole, perché il dittatore Necrode, Presidente-a-vita-e-anche-oltre li vuole eliminare: i congiuntivi sono nemici dell’ordine, individui della peggior risma. Dei perpetui insoddisfatti. Dei sognatori, vale a dire dei contestatori. Il congiuntivo rappresenta l’universo del possibile: ecco perché il dittatore vuole eliminarlo. Ma i congiuntivi non sono affatto facili da togliere di mezzo, sono dei cavalieri pronti ad ogni battaglia per coltivare e realizzare il loro sogni. I cavalieri del congiuntivo è un libro semplice, ma profondo, dove la riflessione sulle coniugazioni ed i modi verbali si fa riflessione sulla vita, sul tempo, sull’amore e sulla felicità.

Ne La danza delle virgole, Giovanna è diventata grande e di professione fa la ghost writer, cioè la scrittrice fantasma: scrive per gli altri lasciando che si spaccino per i veri autori. Un giorno scopre una preoccupante macchia scura tra il mare e la spiaggia. Ad inquinare, però, non è il petrolio, bensì parole che fuoriescono confusamente da un relitto carico di libri (c’è sempre il dittatore Necrode di mezzo). L’impresa di Giovanna sarà di ridare forma e significato alle parole naufraghe, inserendo tra l’una e l’altra gli spazi e soprattutto i segni di interpunzione e far ritornare i testi così ottenuti ai loro libri originari. Anche in questo caso, il romanzo di Orsenna finisce per essere una dichiarazione d’amore per tutti quei piccoli segni, timidi sbuffi di inchiostro, che noi chiamiamo virgole e punti.

Ho trovato La fabbrica delle parole il più avvincente dei tre romanzi di Orsenna. Necrode – ancora lui! – ha vietato le chiacchiere sull’Isola delle Parole e per far questo ha deciso di permettere l’uso di sole dodici parole, dichiarando tutte le altre fuorilegge. In questo caso è la signorina maestra Lorenzini a guidare Giovanna e la sua classe alla scoperta della Fabbrica delle Parole, collocata clandestinamente in una vecchia miniera, dove si creano continuamente nuovi termini. La Lorenzini ed i suoi alunni scopriranno il continuo evolversi del linguaggio e la potenzialità delle parole che, affondando le loro radici nel passato, rinascono sempre nuove e al passo con i tempi. E, inutile dirlo, anche in questo caso le bizzarre idee del dittatore saranno sconfitte dalla potenza espressiva delle parole stesse. Nel romanzo, il personaggio di Giovanna lascia il posto di protagonista alla maestra Lorenzini, un’autentica resistente della lingua. La fabbrica delle parole si presta a diverse ed interessanti chiavi di lettura, anche se resta fondamentalmente un inno all’infinita creatività della parola.

Questo viaggio nei meandri della grammatica è veramente piacevole, divertente, rassicurante: la lingua e le sue regole possono essere veramente una canzone dolce.

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