“Vita mia” – Dacia Maraini

Vita mia. Giappone 1943. Memorie di una bambina italiana in un campo di prigionia di Dacia Maraini, uscito da pochi mesi, è stato, almeno per me, una bella sorpresa, perché ha aperto uno squarcio molto personale su un difficile periodo dell’infanzia e su una drammatica esperienza familiare di una delle più amate scrittrici del nostro tempo.

Giappone, 1943: Dacia ha sette anni. Il padre Fosco insegna all’Università di Kyoto e tutta la famiglia Maraini, la madre Topazia, Dacia e le sorelline Toni e Yuki, è ben integrata nel tessuto sociale e culturale della città. Tutti sperano che la guerra finisca presto, anche se l’eco dei combattimenti è solo un suono lontano. Tutto però precipita con l’armistizio, quando il governo giapponese chiede ai Maraini di giurare fedeltà al nuovo regime nazifascista della repubblica di Salò ed ottenuto un secco rifiuto si aprono per loro, considerati improvvisamente dei traditori della patria, le porte del campo di concentramento. Per i Maraini cominciano lunghi mesi di vessazioni, fame, privazioni, soprusi, umiliazioni, in un tempo che sembra dilatarsi all’infinito, fatto di lunghe inutili attese, fame, freddo e malattie.

Il racconto di questa drammatica esperienza è lucidissimo, preciso. Dacia Maraini, tuttavia, non si limita a narrare le vicende strettamente autobiografiche; Vita mia non è un semplice libro di memorie, ma l’occasione per farci conoscere tutta la famiglia Maraini, la determinazione e la fedeltà intellettuale del padre Fosco, la straordinaria pragmaticità della madre Topazia, che tante volte ebbe a salvare letteralmente la vita di tutti i familiari, ed una folla di figure che popolarono quei durissimi mesi di prigionia e la lunga sospensione successiva alla liberazione. Ci sono poi le riflessioni e le emozioni della Maraini, che fluttuano libere tra le pagine di Vita mia, a rendere il libro denso e scorrevole nello stesso tempo, come una sorta di flusso di coscienza che scorre tra la Storia e la vita.

Della scrittura di Dacia Maraini non c’è nulla da dire che già non si sappia: le frasi catturano, le pagine avvolgono, le parole sono piane e piene, tutto scorre e rapisce.

Vita mia è un libro che si legge veramente tutto d’un fiato.

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