“Fottuta campagna” – Arianna Porcelli Safonov

Ogni tanto una risata ci vuole. Ancora meglio se è una risata intelligente. Ecco perché in queste brevi ed un po’ monotone vacanze pasquali, ho ripreso in mano un’umorista ironica ed elegante.

Dopo aver letto il suo Storie di matti (qui la recensione), Arianna Porcelli Safonov propone, col consueto piglio leggero ed autoironico, Fottuta campagna, una sorta di diario anticonvenzionale su pregi e difetti (soprattutto presunti pregi) della vita agreste, vista con gli occhi di una neofita della vita bucolica.

Il libro, frutto di un’osservazione a tratti impietosa e disincantata della realtà campestre, è una carrellata di ritratti e di situazioni spesso paradossali (come in ogni scrittura comica), all’interno delle quali l’autrice gioca continuamente confondendo e mescolando i valori della vita di città, dalla quale proviene, con quelli della vita in campagna, tra le colline dell’Oltrepò pavese, nella quale spera di trovare scampo da quella che lei chiama la DU, la depressione urbana. Ne escono storie esilaranti, raccontate con pennellate icastiche, personaggi unici e nello stesso tempo paradigmatici, equivoci spassosi, figure di uomini e di donne (e anche di animali) che assurgono al ruolo di eroi di un quotidiano minore (il De bello bucolico), ma non per questo meno mitico.

La scrittura di Porcelli Safonov è rapida e scorrevole. Certe conclusioni hanno il sapore dell’aforisma, come quella con cui l’autrice termina il suo percorso descrittivo e riflessivo e chiude letteralmente il libro: Più pericolosa e ostile della campagna c‘è solo la città. Il linguaggio forse pesca un po’ troppo abbondantemente nelle volgarità, seppur di uso comune, ma oggi la comicità passa anche attraverso l’uso disinvolto di tutto l’arco lessicale. Insomma, Fottuta campagna è una lettura piacevole e divertente. E di questi tempi, condire il tempo con qualche sorriso o serena risata non è cosa da poco.

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