“Volevo nascere vento” – A. Gentile

Questa è la prima recensione di una rubrica che ci accompagnerà per tutta l’estate. La rubrica si chiama “Storie per ragazzi (…e non solo)“. Direi che il titolo sia già di per sé eloquente.

E’ un’intensa storia vera quella che lo scrittore giornalista Andrea Gentile racconta nel suo “Volevo nascere vento”, il racconto della vita di Rita Atria, la più giovane testimone di giustizia nella lunga lotta del nostro Stato contro i poteri mafiosi.

Rita, nata nel 1974, in una piccola cittadina in provincia di Trapani, si trovò a vivere, da bambina, il ricambio generazionale della mafia locale, una violenta lotta fatta di una lunga e crudele scia di sangue. Rita, dapprima, perse il padre, nel 1985, che scoprirà più tardi essere stato un vecchio “uomo d’onore”, poi, nel 1991 toccherà al fratello, che in quegli anni aveva coltivato il progetto della vendetta familiare. La cognata di Rita, Piera Aiello, rimasta vedova, decise allora di raccontare tutto quello che sapeva del Mostro e, dopo alcuni mesi, Rita, profondamente colpita dal gesto di Piera, benché appena diciassettenne, decise di raggiungerla a Roma, abbandonare tutto e cambiare persino identità; a Roma, Rita incontrò un uomo eccezionale, un secondo padre: Paolo Borsellino.

Gentile ricostruisce la storia di Rita con sensibilità ed un’attenzione particolare alla personalità adolescenziale della protagonista, al suo profondo bisogno di amore e di giustizia, al suo finale senso di smarrimento, dopo la strage di via D’Amelio.

“Volevo nascere vento” è un bel libro per ragazzi, ma la storia di questo personaggio “minore”, di una giovane eroina di questo interminabile capitolo della nostra storia, non può che conquistare chiunque, a qualunque età.

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