“Virus sovrano?” – D. Di Cesare

Dopo aver trascorso questi primi mesi di coronavirus ad ascoltare virologi, infettivologi, economisti, politici e complottisti, perché non passare la parola ora ai filosofi? Dopo aver sentito voci dentro e fuori dal coro, perché non prestare attenzione alle voci oltre il coro? Insomma, al di là dell’aspetto scientifico, qual è la portata di quanto è successo e sta succedendo? Quali le cause, ma soprattutto le conseguenze della svolta epocale nella quale siamo tutt’ora immersi?

Il libro che fa al caso nostro è Virus sovrano? della filosofa Donatella di Cesare, docente di Filosofia teoretica alla Sapienza di Roma, una delle menti più brillanti del nostro tempo, firma autorevole su testate e riviste italiane ed internazionali.

Secondo Di Cesare “Quel che il coronavirus ha scatenato non è una rivoluzione, bensì un’involuzione. […] Il virus imprevisto ha sospeso l’inevitabile del sempreuguale, ha interrotto una crescita divenuta nel frattempo un’escrescenza incontrollabile, senza misura e senza fini. […] Il coronavirus ha sottratto i corpi all’ingranaggio dell’economia”. Ci sono molte analogie, secondo Di Cesare, tra la crisi sanitaria attuale e la crisi finanziaria del 2008, anzi la crisi economica ha annunciato e preparato la crisi attuale, entrambe legate da una visione catastrofica del futuro. “L’alba del terzo millennio è caratterizzata da un’enorme difficoltà di immaginare il futuro. Si teme il peggio. Non c’è più attesa, né apertura all’avvenire. Il futuro appare chiuso, destinato nella migliore delle ipotesi a riprodurre il passato, reiterandolo in un presente che ha le sembianze di un futuro anteriore. […] Va scorta qui la volontà di dominare il “futuro peggiore”, di controllarlo con il calcolo”, ma nello stesso tempo “tramonta l’idea del progresso, scompare anche la fiducia che sia possibile incidere sul corso degli avvenimenti, evitando l’inevitabile, migliorando le sorti umane. Sembra non esserci più riscatto, né riparazione, né salvezza”. L’analisi della filosofa è devastante ed investe la politica, accusata di irresponsabilità, “cioè mancanza di risposte alle generazioni future”, il modello economico capitalista, che provoca “asfissia temporale, il male oscuro di questi anni”, la nostra stessa natura: “la pandemia rivela la nostra malattia dell’identità”.

E’ un percorso scomodo e graffiante quello attraverso il quale Donatella Di Cesare accompagna il lettore, un percorso che lo porta ad inoltrarsi in concetti politici nuovi: la “democrazia immunitaria”, che allontana l’altro e distrugge la comunità, la “fobocrazia”, in cui il terrore diventa un’atmosfera che si respira e in cui si vive quotidianamente. Ma anche in concetti meno nuovi, ma altrettanto oscuri… il “sovranismo”, i “miti complottistici” e la loro funzione propagandistica.

E’ un libro disperato, dunque? No. Occorre però una lunga e profonda riflessione su noi stessi, sulla nostra vulnerabilità, sulla presenza dell’altro nella nostra vita, sul fallimento di un modello economico che chiaramente produce miseria, sul senso stesso della morte e della sua dignità: “la storia dovrebbe insegnare che l’offesa arrecata alla dignità della morte mina l’intera comunità, impedisce il lavoro del lutto, inibisce la memoria. L’impossibilità di elaborare il passato sospende il presente, sbarra il futuro”.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.