“Nostra figlia è rara” – Chiara Andreola

Un giornalista recentemente ha chiesto a Papa Francesco il senso della sofferenza dei bambini… Io non trovo spiegazioni a questo… Non c’è risposta, ha confessato il pontefice. Io credo non ci sia spiegazione più profonda, più umana, più vera di questa.

Chiara Andreola, nel suo Nostra figlia è rara. Il viaggio di due neo-genitori di fronte a una malattia poco conosciuta, racconta con altrettanta verità il cammino di due giovani genitori, alle prese, contemporaneamente, con la gioia per la nascita della figlia ed il dolore, l’ansia, la paura per la diagnosi di una malattia rara, che richiede addirittura un trapianto di midollo.

Quello che si apre davanti a Chiara e Luca, insieme alla piccolissima Anna, è il purgatorio di prolungati ricoveri, a contatto con le sofferenze di un’umanità indifesa ed innocente.

Chiara, autrice e protagonista di questa vicenda personale, è una donna forte e fragile nello stesso tempo; Luca è un marito attento e concreto: una bella coppia, due belle persone. Merito di Chiara Andreola è di presentare questa esperienza personale con una sincerità totale: non ci sono eroismi o stoica accettazione del dolore, non c’è fede che possa pienamente consolare, c’è un “qui ed ora”, un vivere di momenti presenti, un’accettazione anche dei propri limiti, fisici e psicologici, che i protagonisti di questa vicenda accolgono con tutta la gamma dei sentimenti umani possibili, ma anche con un po’ di leggerezza e di ironia, cioè con sapiente intelligenza.

Nostra figlia è rara è un libro che commuove, non solo per la partecipazione emotiva che la storia di Anna suscita, ma soprattutto per la verità, la sincerità, la naturalezza con cui essa viene vissuta e raccontata. Perché Chiara Andreola mette a nudo la sua anima e il suo cuore e fa sembrare tutto molto semplice, razionale e folle nello stesso tempo (il viaggio in California mi ha letteralmente terrorizzato!)

Voglio trovare un senso a questa storia…anche se questa storia un senso non ce l’ha… canta Vasco Rossi. O forse sì, ce l’ha, ma – continua la canzone – …sai che cosa penso, che se non ha un senso, domani arriverà, domani arriverà lo stesso. Senti che bel vento, non basta mai il tempo: domani è un altro giorno, arriverà.

Siamo abituati a capire tutto, ad avere risposte per tutto, a dare un senso razionale a tutto: chi ha trascorso lunghe notti in un ospedale pediatrico sa cosa significa questa totale mancanza di risposte…o forse di risposte troppo alte e troppo altre per comprenderle.

“Perché soffrono i bambini?”, – sembra ripetere quasi tra sé e sé papa Francesco al termine della intervista – io trovo una sola strada: soffrire con loro. E per me, in questo, è stato un gran maestro Dostoevskij.

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