“On writing” – S. King

Non è semplice parlare brevemente di un libro di questo tipo, ma proviamoci. Innanzitutto, qualche informazione generale: On writing è stato pubblicato nel 2000 dal celebre scrittore americano Stephen King. King non ha certo bisogno di presentazioni. Tuttavia, nella remota ipotesi che qualcuno non lo conosca, sappia che sono di King libri come It, Shining, L’ombra dello scorpione, Il miglio verde e la serie della Torre nera. Insomma, è un autore molto prolifico, con più di 80 libri pubblicati, da molti dei quali sono stati tratti film e serie TV di successo. Famosissimo, per esempio, il film di Stanley Kubrick tratto da Shining.

Ma passiamo a questo libro. Come suggerisce il titolo, On writing è una autobiografia e un manuale di scrittura, ed è diviso quindi in due parti. Nella prima King ripercorre la sua vita, dall’infanzia fino all’età adulta, riportando tutti gli episodi più importanti che l’hanno portato ad essere uno scrittore: il primo interesse per la scrittura, la stesura dei primi racconti, i primi successi. Parla anche della parte più difficile della sua vita: la dipendenza da droghe e alcool, e di come ne è uscito. Anche se non contenuto nella prima parte del libro, autobiografico è anche il postscriptum in cui King descrive il grave incidente subito nel 1999 (quando era stato investito da un’auto) e come la scrittura lo abbia aiutato nella riabilitazione.

Stephen King, riabilitazione e pet therapy. BANGOR DAILY NEWS PHOTO BY KEVIN BENNETT

La seconda parte del libro è il manuale di scrittura. Stephen King descrive quali sono gli “attrezzi” fondamentali di chi scrive: il vocabolario (non importa se sconfinato o semplice, l’importante è che non sia migliorato in maniera artificiosa), la grammatica e gli elementi di stile (per esempio l’uso del paragrafo che considera l’unità base della scrittura). A questi elementi – che definisce “fondamentali” – aggiunge, per diventare bravi scrittori, la necessità di leggere e scrivere molto e di creare un proprio luogo di scrittura la cui componente principale è la porta per chiudere fuori il mondo e le sue distrazioni.

L’autore descrive anche la “fisionomia” di un romanzo, che è formato da narrazione, descrizione e dialogo. King preferisce una narrazione spontanea, evitando trame precostruite. La descrizione invece riguarda l’atmosfera e l’ambientazione che offrono al lettore la possibilità di partecipare in maniera sensoriale alla storia. Infine il dialogo è cruciale per definire i personaggi. Inoltre King parla del suo metodo di scrittura di un libro: una prima stesura a cui segue poi un periodo di 6 settimane di “riposo”; la seconda bozza che deve essere ridotta del 10% rispetto alla prima, con correzioni di eventuali lacune ed errori. Questa seconda stesura va poi mostrata a un ristretto gruppo di persone da cui aspettare opinioni ed eventuali consigli.

Mi rendo conto che ciò che ho detto finora forse non invoglia più di tanto alla lettura. Il libro può sembrare noioso: dopotutto è semplicemente una autobiografia e un manuale di scrittura e, se non sei un fan di Stephen King oppure un aspirante scrittore, magari non ti interessa più di tanto. Ma non è così semplice: il libro è davvero molto interessante e si legge velocemente. Se arrivati a questo punto ancora non siete convinti, forse solo Stephen King può aiutarvi. Ecco ciò che lui stesso ha scritto riguardo al libro: «Un tentativo di spiegare, in maniera sobria e concisa, come ho incominciato con questo mestiere, quanto ne ho imparato fino a oggi e come lo si mette in pratica».

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