“Non dirmi che hai paura” – Giuseppe Catozzella

In questa estate densa di sport, anche le nostre letture si adeguano. Questa settimana la storia di Samia Yusuf Omar.

Questo libro è un pugno allo stomaco. Lo è, perché lo sport è soprattutto gioco, divertimento, può rappresentare un’occasione di riscatto per molti giovani od essere addirittura un sogno, ma purtroppo anche i sogni più belli possono infrangersi e ridursi ad un tragico fallimento.

Nell’intenso romanzo biografico Non dirmi che hai paura, Giuseppe Catozzella racconta la storia di Samia Yusuf Omar, una giovane adolescente somala, che coltiva il sogno di correre, un sogno che si arricchisce nel tempo: non solo Samia vuole correre e diventare un’atleta, ma si allena per partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2008 ed arrivare, successivamente, a vincere alle Olimpiadi di Londra 2012 e diventare così un simbolo di riscatto per le donne musulmane di tutto il mondo ed un segno di pace in una terra martoriata da guerre ed intolleranza.

Samia si allena di notte, raggiungendo clandestinamente lo stadio della sua città, Mogadiscio, con la pista di atletica che porta i segni della guerra. Non ha un allenatore, non ha tecnica, possiede solo un grande talento che la porta giovanissima a mettersi in luce, a vincere le prime gare e, addirittura, a qualificarsi per le Olimpiadi di Pechino e a correre i 200 metri piani al fianco di mostri sacri dell’atletica, lontana anni luce dalla preparazione delle altre atlete, ma con una dignità che sovrasta tutte.

Vi invito a vedere quella gara su YouTube ed anche ad osservare Samia durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici, quando entra con i pochi atleti somali nello stadio di Pechino e nei suoi occhi brillano la meraviglia e la tristezza, figlie della consapevolezza di un enorme distacco da quel mondo e di un cammino di riscatto per lei ancora lunghissimo.

Al ritorno da Pechino, Samia incontra ancora più violenza e restrizioni e decide di continuare la sua ancora acerba carriera di atleta fuori dal suo Paese. Dapprima emigra in Etiopia, poi intravvede nel Viaggio clandestino verso l’Europa l’unica occasione per partecipare alle Olimpiadi di Londra. Il Viaggio è un incubo: 8000 chilometri, dall’Etiopia al Sudan e poi in Libia, attraverso il deserto, in balia di trafficanti senza scrupoli ed infine la partenza da Tripoli verso le coste dell’Italia, quelle coste che Samia vedrà, però non toccherà mai.

Giuseppe Catozzella racconta una storia struggente con una sensibilità, una delicatezza, una partecipazione veramente fuori dal comune. Nelle sue pagine, Samia prende vita, si racconta, descrive la realtà del suo Paese ed i suoi sogni.

Il romanzo ha ottenuto innumerevoli premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Strega Giovani 2014 e il Premio Carlo Levi 2015. In seguito alla pubblicazione del libro, Catozzella è stato nominato dalle Nazioni Unite Goodwill Ambassador UNHCR (Ambasciatore dell’Agenzia Onu per i rifugiati) per l’attenzione data al tema delle migrazioni. 

Di questo straordinario racconto hanno scritto: è uno di quei romanzi che crea un prima e un dopo…Dà la sensazione di essere uno dei primi libri che andrà a formare la letteratura del nostro Olocausto contemporaneo (Il Fatto quotidiano); Scritto in modo secco ed essenziale, ricorda, seppur alla lontana, il Primo Levi di “Se questo è un uomo” (Marco Belpoliti); Catozzella è uno scrittore. Con questa materia sordida riesce a fare letteratura (Corrado Augias).

In questa estate di sport, una lettura che ci riporta anche alla drammatica realtà di tanti atleti. Assolutamente una storia da conoscere.

La gara di Samia alle Olimpiadi di Pechino qui.

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