“L’odore del legno” – M. Gasparini

Non posso non cominciare questa recensione con un’affermazione importante. Scrivere un romanzo è difficile, recensirlo è facile. Di questo sono davvero consapevole. Si dice anche che il critico sia un autore fallito e sono disposto ad ammetterlo. Insomma, se ancora non si fosse capito, sto per parlare male di un libro e mi dispiace farlo.

Mi dispiace perché l’autrice ha iniziato a scriverlo a 16 anni e l’ha pubblicato a 19. Mi dispiace perché l’autrice sta svolgendo il mio stesso percorso di studi. Mi dispiace perché l’autrice vive a una trentina di chilometri da casa mia. Mi dispiace perché si vede, leggendo il libro, quanto si è impegnata.

Eppure, al netto di tutto questo, il romanzo non funziona. È acerbo, poco credibile e tutto sommato noioso. L’ambientazione è confusa, tanto che parrebbe quasi fiabesca per la vaghezza con cui luogo e tempo sono tratteggiati, anche se l’autrice insiste nello specificare che avviene in un paesino umbro ai giorni nostri. I personaggi sono inconsistenti nella loro personalità: tra i due protagonisti, la vecchia Bernadette oscilla continuamente tra ravvedimento e malvagità, il ragazzino Noah, invece, ora dimostra la saggezza di un cinquantenne, ora la petulanza di un bimbetto. Tra tutti e due, poi, verseranno almeno mezzo ettolitro di lacrime, in un continuo e patetico sfogo di pianto che punteggia qualsiasi loro dialogo.

La trama è molto stiracchiata e prevedibile. Spesso si chiede troppo al lettore in termini di sospensione dell’incredulità. Troppo spesso le decisioni dei personaggi sono poco credibili e servono solo a portare avanti la storia. Una storia raccontata in modo eccessivamente prolisso. Probabilmente le oltre 250 pagine del romanzo si potevano dimezzare senza perdere nulla a livello di narrazione e guadagnando molto in scorrevolezza e leggibilità.

Cosa c’è di buono? Senza dubbio la passione dell’autrice. Scrivere un romanzo a tale età non deve essere facile e molti errori sono senza dubbio imputabili alla scarsa esperienza. La speranza, quindi, è che Matilde faccia tesoro di quello che non ha funzionato in modo ottimale nella sua opera prima e prosegua con passione e umiltà a coltivare questa sua passione. Continueremo a seguirla con curiosità.

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