“L’allegria” – G. Ungaretti

Se la letteratura è comunicazione, la poesia è iper-letteratura. Mentre, infatti, nella saggistica importa veicolare un concetto e argomentarlo, mentre nella narrativa importa raccontare una storia, nella poesia l’intento principale è la comunicazione di un sentire. Certo, detta così è un po’ troppo semplicistica (e varrebbe poi solo per la poesia moderna e contemporanea, vero Omero?), però c’è un fondo di verità e L’allegria di Ungaretti ne è una prova.

Leggere una delle poesie di Ungaretti è un po’ come sedersi davanti a lui e sentirlo raccontare qualche aspetto della propria vita e della propria personalità. Il fascino della poesia moderna (con il suo abbandono della metrica e della narrazione) sta tutto qui e si fonda sulla capacità di un poeta di far risuonare i propri sentimenti con quelli del lettore. Un esempio? Ungaretti ripercorre la propria vita attraverso i fiumi su cui ha vissuto. Chiunque (come il sottoscritto) legga questa poesia lontano da casa non può non sentire quella stessa fitta di nostalgia che aveva Ungaretti nello scrivere.

La faccia di uno che vuole comunicare…

Certo, questa è solo la superficie e l’analisi poetica poi potrebbe approfondirsi in analisi retorica (uno dei compiti che, peraltro, più apprezzavo nel mio percorso scolastico), ma questo non è necessario per godere della bellezza dei versi di Ungaretti. Attenzione, questo non vuol dire scadere nell’emotivismo, ma coltivare la propria maturità e finezza emotiva per renderla in grado di percepire la bellezza e il significato di un testo poetico.

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