“La casa degli sguardi” – Daniele Mencarelli

La casa degli sguardi racconta la storia di Daniele, un giovane poeta in crisi artistica ed esistenziale, che affida all’alcol il suo bisogno di dimenticare la profonda discrepanza tra ideale e reale. A nulla valgono l’amore incondizionato dei genitori o le vibranti preoccupazioni dei fratelli. Poi arriva un lavoro, in un’impresa di pulizie, all’interno dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Per Daniele è un’occasione, ma anche un imprevisto incontro con il dolore, quello più privo di senso: il dolore dei bambini, il dolore ingiustificato, la morte innocente dopo lunghissime sofferenze. E’ un’esperienza che scuote il protagonista e, stavolta, non gli basta qualche “bicchiere di bianco” per dimenticare, perché le domande di senso riemergono costantemente all’inesauribile rinnovarsi dell’esperienza. Eppure, in quegli sguardi, in quegli occhi bruciati dalle lacrime, Daniele trova la forza per andare avanti, per riappropriarsi, poco a poco, della sua vita: non è una vera e propria resurrezione la sua, perché la sofferenza rimane e la morte non viene sconfitta, ma è un ritrovato coraggio di vivere per dar anima e voce a tanta sofferenza.

La casa degli sguardi è un libro bellissimo perché scomodo. Mentre l’imperativo morale del nostro tempo è fare solo ciò che procura piacere e la ricerca del divertimento ottunde l’anima, Mencarelli conduce il lettore attraverso la strada delle fragilità umane, le nostre fragilità, le nostre debolezze, la nostra difficile ricerca di senso, le nostre molte domande e le nostre poche, precarie, risposte.

La casa degli sguardi è un libro bellissimo perché vero. Il protagonista, Daniele, è l’autore stesso e quella che racconta è la sua stessa esperienza. Per questo motivo, tutto viene raccontato con naturalezza. Anche il linguaggio è semplice, con ampio ricorso ad espressioni dialettali.

In un’intervista, l’autore ha detto: nei luoghi di dolore e sofferenza aleggia qualcosa di indicibile, eppure assolutamente presente; dentro posti come il Bambino Gesù perdiamo le poche, finte certezze che la normalità ci offre, torniamo alla nostra dimensione più vera, nuda e umana. Ci riscopriamo esseri interroganti, che cercano di realizzare nell’altro il proprio desiderio di condivisione, attraverso una parola, un gesto di conforto. Questo mi ha fatto tornare a vivere: vedere l’umanità nella sua condizione più esposta e indifesa, che, per istinto, ho sempre sentito di dover accogliere e proteggere, per come posso, con l’unico strumento che mi è dato. La scrittura.

La casa degli sguardi è un libro che parla di coraggio e di speranza, non il coraggio di un gesto eroico, ma il coraggio dei mille eroismi quotidiani, non la speranza superficiale ed illusoria, ma la speranza di chi comunque intravvede una strada davanti a sé, magari non sa dove porta, magari non sa se arriverà a compierla, ma un cammino c’è e percorrerlo, un passo alla volta, è l’unico atto che può dare senso ad un’esistenza.

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