“Il Paese degli addii” – Atia Abawi

Il Paese degli addii,della giornalista e scrittrice afgana Atia Abawi, è un libro di un’intensità straordinaria.

Tareq è un adolescente siriano che vive il dramma e la tragedia dei cambiamenti politici che colpiscono il suo Paese. Dapprima le restrizioni, poi la guerra, infine la perdita di gran parte della sua famiglia, nel crollo del palazzo in cui vive, colpito da una bomba. Tareq si ritrova a scappare con il padre e una sorella piccola e a doversi ricostruire una vita, assumendosi responsabilità molto più grandi della sua età. E poi c’è Alexia, una studentessa americana che vive un’esperienza fortissima, come volontaria sull’isola di Lesbo, dove vengono accolti i profughi partiti dalle coste della Turchia.

Il romanzo è strutturato in tre parti molto ben definite: nella prima parte, la guerra, la morte e la fuga dalla Siria; il tema della seconda parte è il viaggio, dapprima in Turchia, poi la traversata in mare, dove l’orrore e la speranza si mescolano insieme; la terza parte, infine, racconta l’arrivo, l’accoglienza, la salvezza, ma non la fine di tutto: paure, minacce, pericoli di vario tipo sono sempre in agguato per i profughi e la speranza ha sempre un sapore molto molto amaro.

A raccontare la storia di Tareq e di Alexia è un narratore originale: il Destino, visto non come un deus ex machina che alla fine risolve tutti i problemi, no, anzi, un Destino spesso impotente di fronte alla malvagità umana.

L’incipit del libro si apre proprio con le parole del narratore: Siete nati per morire. Su questo non ho voce in capitolo. Il quando, però, non sono io a deciderlo. Lo decide l’umanità e, fin troppo spesso, la sua mancanza. Il cuore è la creazione più complessa in cui mi sia imbattuto. Capire la formazione del cosmo è stato più semplice. Se conoscervi è facile, comprendervi non lo è affatto, cari esseri umani. Le vostre conquiste più grandi sono il frutto del cervello. Il cuore è un organo totalmente diverso. E di gran lunga più complicato. Può contenere un’incredibile quantità d’amore o un’incredibile quantità di odio, a volte di entrambi nello stesso momento. E’ il crescente divario tra mente e cuore, però, che trovo pericolosissimo per voi. Le innovazioni non vi aiutano a percepire l’amore con la stessa frequenza con cui contribuiscono a diffondere l’odio. Le prime tre pagine del libro meritano di essere rilette più volte, per la loro profondità.

Il Paese degli addii racconta una storia di resistenza e di determinazione, di volontà di vivere anche quando tutto intorno parla di morte, una storia di speranza anche quando trionfa incontrastata la disperazione, una storia di coraggio radicato nella paura.

La Abawi ha vissuto e respirato le atmosfere in cui immerge i suoi lettori e pertanto le sa raccontare con un realismo che cattura e scuote. Il Paese degli addii è un libro assolutamente da leggere, per comprendere meglio il nostro tempo ed il cuore degli uomini.

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