“Io sono Ava” – Erin Stewart

La vita non è facile per nessuno. Certo che… se ti risvegli in ospedale, dopo due mesi di “sonno” e ti dicono che il sessanta per cento del tuo corpo è gravemente ustionato e scopri che i tuoi genitori e tua cugina sono morti nell’incendio di casa tua, ora ridotta ad un cumulo di cenere… beh, la vita può sembrare veramente una beffa (per usare un termine non volgare), anzi, come direbbe la protagonista di questa storia, uno scherzo cosmico che non sa manifestarsi se non in un cammino di umiliazioni.

Io sono Ava, romanzo d’esordio della scrittrice statunitense Erin Stewart, è un libro di rara potenza narrativa e di straordinaria intensità.

Ava aveva tutto, era una ragazza piena di amici, adorava cantare: ora il suo corpo è un labirinto di cicatrici, una via crucis di ricostruzioni epidermiche; ha tagliato i ponti con il passato, vive in un presente di solitudine e sensi di colpa. Il ritorno a scuola, dopo un anno di interventi chirurgici, è traumatico. E come poteva essere diverso? C’è chi la evita, chi la guarda schifato o spaventato, alle sue spalle sussurri e risatine. Un incubo. Finché incontra Piper, una sopravvissuta al fuoco come lei, ed Asad, un ragazzo spontaneo che fin da subito sa vedere dietro le cicatrici di Ava.

Il libro di Erin Stewart è la storia di una rinascita, faticosissima, dolorosissima, ma di una vera risurrezione. Si può definire romanzo di formazione, incentrato sul valore ricostruttivo dell’amicizia e dei rapporti umani personali. Niente come la presenza degli altri può guarirci dalle ferite: è la verità che emerge da questa storia.

Non amo molto i giudizi “professionali”, ma alcuni di essi, riportati sul retro di copertina del libro, li ho trovati particolarmente significativi. Ha scritto Gherardo Colombo: la potenza di questa storia sta nel mostrare come si possa superare la paura della discriminazione attraverso la consapevolezza della reciproca umanità. Per Enrico Galliano, la storia di Ava è una storia che viaggia nel cuore della nostra paura più profonda: quella di restare soli. Una storia che ci porta a conoscere che cos’è davvero il coraggio: essere spaventati a morte, ma montare comunque in sella. Per Alessia Gazzola è impossibile non amare Ava e la sua voce piena di ironia e freschezza nel raccontare un percorso di sofferenza e rinascita senza indugiare mai nella retorica del dolore.

Perché leggere questo libro, allora? Intanto perché è una storia che non indulge mai al pietismo, pur trattando un tema tanto doloroso e questo, a me, piace molto. Poi perché è una storia che ha radici nel profondo reale: un giorno l’autrice ha incontrato Marius, un bambino sorridente e vivace che aveva perso i genitori in un incendio che lo aveva lasciato gravemente ustionato, una storia da raccontare. Ancora: perché è un libro bello, ben scritto, coinvolgente, emozionante, di quei libri che fermano il tempo e un pomeriggio, una serata, durano un istante ed un’eternità. Infine perché anche noi siamo Ava, stiamo faticosamente uscendo da questa brutta storia chiamata pandemia, con tante cicatrici fatte di paure, dolori, fragilità, insicurezze: una storia di speranza e di resilienza non può che essere un balsamo per la nostra mente ed il nostro cuore. Allora, buona lettura e buona rinascita, insieme con Ava.

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