“Infanzia dietro il filo spinato” – Bogdan Bartnikowski

Ogni volta mi riprometto di non leggere più libri che riguardano la Shoah, perché emotivamente mi coinvolgono sempre di più e mi sconvolgono. Spesso, tuttavia, non siamo noi a scegliere cosa leggere: sono i libri che scelgono noi.

Così è stato per Infanzia dietro il filo spinato di Bogdan Bartnikowski, giornalista polacco che ha vissuto da bambino la deportazione nel lager di Auschwitz.

I campi di concentramento, raccontati dai bambini sopravvissuti, sono quanto di più sconvolgente possa esserci, perché i bambini vedono tutto senza filtri, esasperano le emozioni che già di per sé, in questa esperienza, viaggiano ben oltre i confini di qualsiasi più cupa realtà.

Non entro nel merito dei contenuti del libro, né dello stile dell’autore. I primi sono facilmente intuibili, il secondo è irrilevante in un argomento del genere.

Mi chiedo soltanto perché dobbiamo continuare a leggere storie sulla Shoah…perché dobbiamo celebrare la Giornata della Memoria.

La mia risposta è: perché ce lo siamo meritati, è la nostra giusta condanna.

La Giornata della Memoria non è la celebrazione di un ricordo: non basta ricordare “perché non succeda mai più”. E la cronaca, anche recentissima, ce lo dimostra.

Non bastano neppure le emozioni forti, l’orrore – che pure questa pagina di storia suscita – per renderci un’umanità migliore.

La Shoah è e resterà una ferita inguaribile e la Giornata della Memoria deve concorrere a tenerla aperta, viva, bruciante. E’ il supplizio di Tantalo di tutta l’umanità, che spera inutilmente di espiare in questo modo la colpa di aver calpestato la propria natura stessa.

Che ogni Giornata della Memoria, allora, continui a spargere in eterno, su questa ferita sempre aperta, il sale del ricordo e l’aceto della vergogna. E’ la nostra sola, flebile speranza di riconquistare un giorno una timida parvenza di umanità.

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