“Il Giorno” – Giuseppe Parini

Ciò che maggiormente sorprende della poesia di Parini è la sua contemporaneità. Nonostante siano passati più di 200 anni dalla sua morte, Il Giorno sembra scritto per oggi. Certo, il lettore deve fare qualche esercizio di sostituzione (per esempio cambiando la carrozza del “Signore” con una più moderna Ferrari), ma la sostanza non cambia.

La critica di Parini è rivolta soprattutto alle élite dell’epoca, i cui difetti non sono poi così diversi da quelli di oggi: pigrizia, sfrontatezza, superficialità, ignoranza, un malriposto senso di superiorità nei confronti della gente comune, una adesione acritica alle mode progressiste più in voga (sono tutti illuministi a parole…).

Una menzione particolare merita poi il fenomeno del cicisbeismo, bersaglio privilegiato di Parini. Il giovin signore, protagonista del Giorno, è infatti accompagnato costantemente da una donna sposata con un altro uomo (“la gentil sposa altrui”) e questo permette a Parini capolavori di ironia (“Oh tre fiate avventurosi e quattro / voi del nostro buon secolo mariti / quanto diversi dai nostri avi!”).

Ecco, un’altra caratteristica fondamentale del Giorno è l’ironia. Quella di Parini non è una critica amara e rancorosa, ma divertita e ridicola. La scelta di fare del Giorno una sorta di poema epico-didascalico crea uno squilibrio tra forma e contenuto che è irresistibile. Un esempio? La toeletta mattutina del giovin signore descritta con lo stile e la lingua di una vestizione omerica è da standing ovation!

Insomma, una lettura non facile (lo stile aulico e solenne può creare qualche difficoltà), ma che ripaga ogni sforzo con la descrizione di un mondo, quello delle élite settecentesche, in fondo non così diverso da certe élite attuali.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.