“Il collezionista di ossa” – J. Deaver

Per recensire Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver mi lancerò in un paragone forse azzardato. Per prima cosa, richiamate alla mente il “Giudizio Universale” di Michelangelo: decine e decine di figure a diverse altezze e al centro dell’affresco Cristo. Ora, provate a immaginare un Michelangelo che dipinge tutto alla perfezione, con una maestria che non ha pari, ma che al momento di dipingere il Cristo – l’ultima figura rimastagli – decide volontariamente di adoperare un certo pressapochismo. Ripeto: volontariamente, non perché non sia in grado. Semplicemente, vuole che l’occhio dello spettatore non si fissi sul centro della scena dominato da Cristo, ma si perda tra i volti e i corpi delle altre figure che ha dipinto. Michelangelo è talmente orgoglioso della abilità con cui ha reso anche il più piccolo dettaglio da sacrificare la figura centrale perché non catalizzi gli astanti. Sta nel dettaglio la prova del suo genio.

Sappiamo tutti che Michelangelo dipinge meravigliosamente anche il Cristo centrale. Ma il paragone di cui sopra resta valido per Il collezionista di ossa. Sembra quasi che Deaver nello svelare la soluzione del mistero abbia volutamente abbassato di un tono la splendida sinfonia che aveva realizzato fino a quel momento proprio perché essa risalti ancora di più. Non mi si fraintenda: la soluzione provoca un colpo di scena dopo l’altro, ma passa quasi in secondo piano rispetto al resto del libro. Deaver dà vita a uno spettacolo clamoroso, a una trama intricatissima e avvincente. E alla fine è come se dicesse: “non guardate il dito [la soluzione del mistero], ma la luna [l’intreccio che ha portato alla soluzione]”.

Il collezionista di ossa è un libro adrenalinico. Confesso di aver fatto fatica ad addormentarmi, una volta terminata l’ultima pagina. Complimenti a Deaver che ha saputo dipingere questo capolavoro.

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