“Drilla” – Andrew Clements

Accattivante e molto coinvolgente la storia che Andrew Clements racconta in Drilla (provare a leggerla e ad analizzarla in una classe prima particolarmente effervescente, per credere).

Nick Allen, all’inizio della vicenda, frequenta la classe quinta alla Lincoln Elementary School. E’ un bambino molto sveglio ed intelligente, che indirizza le sue risorse nell’inventare scherzi e creare situazioni paradossali all’interno della sua piccola comunità scolastica, come quando, in pieno inverno, complice un’ingenua ed inesperta maestra, trasforma l’aula in un piccolo villaggio turistico da mari del sud. In quinta, però, tutte le classi della scuola passano inevitabilmente sotto le grinfie di Mrs. Granger, un’insegnante che ha una vera, incontenibile passione per le parole ed un’autentica venerazione per l’oggetto che le racchiude: il dizionario. Nick tenta in ogni modo di prendersi gioco della maestra, ma Mrs. Granger è troppo scaltra, anche per uno furbo come lui. Il bambino però non demorde ed ecco che un giorno gli si presenta un’occasione. Davanti al sacro dizionario della Granger, chiede ma chi lo dice che cane – ad esempio – si dice cane? Se tutti noi in questa stanza, decidessimo di chiamare quella creatura in un altro modo, e se anche tutti gli altri ci imitassero, allora è così che verrebbe chiamata, e un giorno verrebbe scritta proprio in quel modo nel dizionario. Ecco la folgorazione di Nick: Noi decidiamo che cosa entra in quel libro. Da qui la grande idea di Nick: allungando la penna ad una compagna, le dice: ecco la tua…drilla.

Da quel momento, la nuova parola comincia il suo viaggio, prima per scherzo e per divertimento, poi per curiosità ed infine per abitudine, in un’escalation di situazioni in bilico tra il paradosso e la normalità. Il gioco della diffusione del nuovo termine diventa una vera e propria sfida tra Nick e Mrs. Granger, sfida ricca di momenti di tensione, con un finale, però, veramente inatteso e spiazzante.

Clements, che è stato insegnante, prima di diventare scrittore a tempo pieno, parla veramente il linguaggio dei più giovani; la sua narrazione è semplice, ma mai banale, l’intreccio è gradevole, complesso al punto giusto da mantenere adeguata la tensione.

Preziosa la prefazione all’edizione italiana di Maria Cristina Torchia, consulente linguistico dell’Accademia della Crusca, che scrive tra l’altro: se siete bambini, genitori o insegnanti; se vi piacciono le storie che, con mano leggera e sicura, vi guidano, senza darlo a vedere, alla scoperta di qualche aspetto di voi stessi e del mondo che vi circonda; se, infine, siete studiosi o curiosi o appassionati di parole; ecco, se appartenete a una di queste categorie, vi innamorerete di questo libro.

In Drilla – osserva Torchia – si intrecciano con sapienza, e al tempo stesso con estrema grazia e leggerezza, diversi fili tematici importanti e complessi. C’è il tema delle regole e della loro imprescindibilità all’interno di ogni forma di convivenza civile e anche il tema della creatività che sfida le regole; c’è dentro la scuola “come dovrebbe essere” e l’idea che impariamo meglio se ci misuriamo con la teoria e la mettiamo alla prova, la sperimentiamo; c’è anche, disegnato, il rapporto ideale fra chi impara e chi insegna, fra bambini e adulti.

Insomma, un piccolo libro che racconta una bella grande storia.

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