“Che cos’è l’economia” – Paolo Savona

Paolo Savona è forse noto ai più come ministro dello sciagurato (in entrambi i sensi) governo giallo-verde. Alcuni ricorderanno anche (sembrano secoli fa…) che proprio la sua candidatura a ministro dell’economia aveva portato alla netta opposizione del Presidente della Repubblica Mattarella. Per questi motivi avevo cercato di evitarlo, anche se il suo nome compariva spesso nelle note a piè di pagina e nelle bibliografie di diversi saggi di economia.

In fondo, mi dicevo, a un giovane ingenuo e inesperto come me conviene prima cercare la verità in rigorosi saggi accademici e tenermi lontano, invece, dal parlare assertivo e manipolatore dei politici. Inoltre, la caratterizzazione di Savona, che lo stesso Mattarella e diversi giornali mainstream avevano condiviso, era quella di un pericoloso euroscettico che avrebbe portato l’Italia fuori dall’euro (e la questione dell’euro è una di quelle cose di cui NON voglio affatto occuparmi prima di avere un minimo di esperienza e senso critico in più).

Che dire? Alla fine non ho resistito e ho fatto bene. Il suo saggio “Che cos’è l’economia” è tra le cose migliori che un profano possa leggere sull’argomento per chiarezza, equilibrio e (dote rara) umiltà dell’autore. Uno degli scopi del saggio è quello di liberare l’economia dalla sovrastruttura ideologica con cui spesso viene confusa. L’economia non è altro che la scienza del calcolo razionale e compito dell’economista è «indicare quale sia l’ottimo economico e di quanto invece ci sia da esso discostati».

Tutte le scuole economiche (e Savona ne elenca molte nel suo saggio) condividono questo nucleo, cui uniscono poi altre convinzioni più o meno fondate. Questo principio di razionalità è prezioso: «sovente sono le ideologie che instillano nell’individuo la reazione negativa al calcolo economico […] negare il principio di razionalità equivale a voler perseguire male i propri obiettivi […]. Se poi trasponiamo il ragionamento dall’individuo alla società, la negazione del principio di razionalità corrisponde ad auspicare il malgoverno». Parole che, in un paese fondato sull’ideologia, si leggono di rado.

Savona è anche un autore umile, che non vuole allargare oltre il lecito il proprio campo d’azione. Spesso gli economisti con cui il pubblico ha a che fare (che poi sono perlopiù opinionisti di secondaria levatura accademica) sono quasi insopportabili per la loro spocchia, come se loro avessero in tasca la soluzione a ogni problema. A questi economisti da salotto Savona risponde che «utilizzare al meglio, o economicamente, le risorse non è né un comandamento divino, né un bisogno di natura, ma solo un modo di fare uso delle risorse scarse definibile come il “migliore” dal punto di vista razionale»; e ancora: «non diremo che questa massimizzazione sia un imperativo categorico per il consumatore, l’investitore, il governo, […] se dicessimo ciò perderemmo di vista i fini dell’economia, avremmo noi stessi delle “visioni”, ricadremmo cioè in quella confusione ideologica che abbiamo qui condannato».

Insomma, il lettore che volesse cimentarsi nella lettura di “Che cos’è l’economia” di Paolo Savona non resterebbe deluso e troverebbe ottimi spunti di riflessione e approfondimento.

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