“Atti di piombo” – Alberto Garbellini

Gran bella ricostruzione storica quella di Alberto Garbellini, giornalista de La voce di Rovigo con il suo libro Atti di piombo. Eversione e terrorismo a Rovigo (1969-1982). Un lavoro intelligente, completo, necessario, perché su quegli anni non è ancora stata posta la parola “fine”.

“Poche righe. E’ lo spazio in genere dedicato a Rovigo dai libri sugli anni di piombo. A volte solo qualche nota a piè di pagina. Ma c’è molto di più” introduce il suo lavoro Garbellini. E così, fra le pagine del libro, emergono i gruppi rodigini legati alla destra estrema, in qualche caso alla destra eversiva e criminale, i personaggi chiave locali, legati però ai più “bei” nomi dello stragismo nazionale di quegli anni. Ma emergono anche i gruppi di un’estrema sinistra, altrettanto eversiva e criminale, che vivrà la sua “apoteosi” nell’assalto al carcere cittadino del 3 gennaio 1982.

Il libro di Garbellini ha il ritmo di un’inchiesta giornalistica, la stessa schiettezza e – dote non scontata nel giornalismo odierno – anche la stessa oggettività.

Non è un libro che si legge tutto d’un fiato. Anche per chi, come il sottoscritto, quegli anni li ha vissuti; è un volume che richiede una lettura attenta, perché molti degli avvenimenti che l’autore riporta sono fatti apparentemente secondari nella grande Storia degli anni di piombo, ma proprio per questo molto significativi.

“Gli anni di piombo – conclude Garbellini – non sono mai finiti. Nel senso che quel drammatico periodo non ha ancora chiuso i propri conti con la storia. Ci sono tanti misteri ancora irrisolti, vicende storiche e giudiziarie che puntualmente ripartono arricchendosi di dettagli, rivelazioni, nuove porzioni di verità. In più occasioni si è parlato di riconciliazione fra chi scelse di attaccare lo Stato e chi ha dato la vita per difenderlo. Difficile dire se si tratta di un modo per uscire da quella stagione di lutti, di sicuro la base per una riconciliazione non può che essere la verità, che va di pari passo con la giustizia.”

[…] “Ed allora, prima di metterci una pietra sopra, occorre conoscere: occorre sapere chi ha armato, finanziato e protetto i fautori del terrore; occorre conoscere le responsabilità di chi è rimasto nell’ombra, e di chi non ha aiutato a ricostruire fatti e azioni violente, di chi è fuggito all’estero per sottrarsi alle proprie colpe; occorre conoscere le implicazioni internazionali, i meccanismi e le scelte che portarono ad una emergenza che non ebbe uguali in Europa. La necessità, insomma, di una ricerca perpetua, perché la verità non finisce in prescrizione.”

Ben vengano, dunque, studi così puntuali, rigorosi e documentati, come quello di Alberto Garbellini, perché solo la verità storica può permetterci di costruire un futuro migliore.

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