“Rilla di Ingleside” – L.M. Montgomery

L’ultimo volume di questa saga è anche il migliore. Un evento molto raro, ma possibile. Arrivata all’ottavo romanzo, l’autrice riesce a tirar fuori il meglio dalla propria penna, lasciandoci con un prodotto di grande qualità. Com’è riuscito questo miracolo?

La scelta del tema ha sicuramente aiutato. Questo romanzo, infatti, è ambientato durante la prima guerra mondiale, ma colpisce che il punto di vista non sia quello degli uomini al fronte, bensì delle persone che restano a casa. Noioso? Per nulla. L’attesa straziante e spasmodica di notizie, l’incertezza, il dolore del distacco, la necessità di essere forti. Sono tutti sentimenti che l’autrice va a investigare nei propri personaggi, raggiungendo rare vette di lirismo.

Quello che fino ad allora era stato un mondo magico, piccolo, racchiuso nella propria pacifica esistenza, adesso diventa parte di un evento epocale. Se prima le uniche notizie che interessavano erano quelle locali (e forse nemmeno quelle), adesso è tutto un susseguirsi di nomi stranieri e posti lontani. Ogni piccola notizia diventa importante, perché fa la differenza tra la vita e la morte delle persone care al fronte. Per la prima volta la saga di Anna si confronta con la “Storia”.

La guerra è affrontata con l’asciutta retorica della gente comune. La speranza della pace si mescola al desiderio di vittoria, la struggente nostalgia per i figli/fratelli lontani è temperata dal senso del dovere. La guerra cambia le persone, quelle che combattono, ma anche quelle che restano a casa. In questo contesto si colloca la storia della protagonista. Ultimogenita di Anna, Rilla ha solo quindici anni quando scoppia la guerra e immagina ancora un futuro di feste, ragazzi e divertimenti. Questa ragazza vanitosa, capricciosa e un po’ superficiale vede tutte le sue certezze crollare e arriva il momento delle scelte.

La crescita è in primo luogo una assunzione di responsabilità. Il peso delle responsabilità è faticoso e a volte può schiacciare, eppure è l’unica via per una maturità vera e totale, che non sia solo fisica ma anche intellettuale, emotiva e spirituale. Penso che in un periodo come il nostro, in cui le responsabilità si evitano come un male assoluto, la lettura di questo romanzo faccia bene. La responsabilità genera pace, l’irresponsabilità guerra. Spero tanto che non serva una guerra per ricordare questa verità.

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