“Quando svernerà la notte” – Fabio Gabrielli

In questo lungo periodo di incertezza e smarrimento, in cui lo sguardo non sa varcare il limite dei giorni, in cui è difficile pure coltivare la speranza, soffocati da ansie e fragilità, tra voci contrastanti che continuamente avvelenano il cuore, dove ancora cercare risposte alle nostre domande di senso?

Le abbiamo cercate nella Scienza, ma troppe voci si sono elevate a sapienza e noi, poveri ignoranti, ancora e sempre non sappiamo discernere la verità.

Le abbiamo cercate nella Storia, consolatrice, in cui tutto ciò che è umano, anche il male, è pure effimero e scorre via.

Le abbiamo cercate tentando di percorrere i sentieri elevati della Filosofia…sollievo, ma non piena pace ha incontrato la nostra inquietudine.

E se ora interrogassimo la Poesia?

Quando svernerà la notte. Il divino e la poesia di Fabio Gabrielli è sicuramente il libro giusto, una raccolta di poesie alle quali basta aprire il proprio cuore… e lasciarsi leggere.

A volte penso che il mio urlo / sia appeso ad un filo arrugginito / di un disadorno / e indifferente cielo, / sfatto come un giaciglio / consumato in una notte insonne. / Un chiodo lo sostiene, / conficcato a sangue, / perché la vita non s’inferni.

In Gabrielli c’è una dimensione religiosa concreta, dove il divino e l’umano s’in-crociano nell’impossibile sintesi tra infinito e finito.

Chi pensate che io sia? / Il vento australe che scuote le galassie / o l’onda prodigiosa / che inarca gli oceani a divorare le battigie? / No, io vivo nei buchi neri tra le stelle. / Nei casolari con il ghiaccio ai davanzali / e le camere di stracci. / Nelle pareti senza schemi. / Nel fradicio cordame delle stive. / Nelle rive strozzate della ciurma. / Nelle torri rapite a mare dei fanciulli. / Mi è fraterna la medusa sventrata dalla sabbia. / Il legno rattrappito la mattina / dei fuochi sulla riva.

Il Dio di Gabrielli non è il Dio delle chiese e degli incensi, ma è il Dio di carne, presente alla fragile natura dell’uomo.

Ci sono. / qui, / là. / Ovunque. / Anche nel crepitare secco di una dura bestemmia, / che si alza cruda / fra tramestii di carte / e avvizziti tavoli di legno / in uno sperduto bar di periferia.

Le poesie di Gabrielli sono un dialogo continuo tra la terra e il cielo.

Proverò a donarti / il germoglio / che non sfiorisce. / Perdona l’edera / che lo increspa / e aspro il frutto / che ne dissolve / la purezza. / Sono un sanguemisto / di bestemmia e di preghiera.

E allora: quando svernerà questa nostra notte? La poesia non offre risposte, ma un modo di vivere nelle domande.

Quando svernerà la notte, / con un tizzone acceso / ti alzerai tremolante, / pallido, sgomento segno / della Sua pietà / pura e verginale. / E nel brulicare di luci, / nel giorno che si afferma, / conoscerai, / non più solo nello specchio, / l’enigma del dolore, / che ti fu duro compagno / lungo l’erta della sera.

Troppo a lungo abbiamo creduto di essere uomini-dio. Il Tempo ci sta presentando il conto. E se, invece, fosse il Dio-uomo la risposta di senso che stiamo cercando?

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