“L’altra verità” – Alda Merini

Cosa lieve, alata e sacra è il poeta, ed è incapace di poetare se prima non sia ispirato da dio e non sia fuori senno, e se la mente non sia interamente rapita. Finché rimane in possesso delle sue facoltà, nessun uomo sa poetare e vaticinare. Così scriveva Platone nel suo dialogo giovanile Ione, in cui Socrate parla della natura e dell’origine della poesia.

Leggendo L’altra verità. Diario di una diversa, della poetessa Alda Merini, non possono non tornare in mente le parole del filosofo greco.

Alda Merini è una delle voci più limpide, lucide e sincere della poesia italiana del Novecento. La sua ispirazione nasce da un modo particolarmente profondo e disincantato di sentire e vedere la realtà, da una sensibilità che sa penetrare rudemente nel cuore dell’uomo, da un bisogno puro, divino, di amore, dal dramma di una dolorosa vita da diversa.

L’esistenza della Merini è stata tutta intrisa di poesia, di amore e di dolore.

Illumino spesso gli altri, ma io rimango sempre al buio.

Nata nel 1931, a soli 15 anni Anna vide pubblicata e recensita da un autorevole critico una sua poesia. Fortemente contrastata dalla famiglia, invece di avviarsi verso una brillante carriera letteraria, la giovanissima poetessa manifestò ben presto i segni di un disturbo mentale che la portò, negli anni, a periodi più o meno lunghi di degenza in diversi ospedali psichiatrici. Il periodo più difficile e disumanante lo trascorse al “Paolo Pini” di Milano, dal 1964 al 1972. Questa esperienza viene raccontata ne L’altra verità. Diario di una diversa.

La Merini ripercorre nel libro il suo quasi decennale ricovero in manicomio, con una lucidità impressionante, arrivando addirittura a psicoanalizzare se stessa, a rendere conto del suo stato di “sperdimento”, con una sorprendente sicurezza di sé e delle proprie emozioni.

Io vorrei essere aiutata, ma non a capire. Perché ho capito fin troppo.

Avvicinarsi ad Alda Merini significa fare i conti con un mistero. Com’è possibile che da un simile abisso di dolore possa poi sgorgare una poesia così pura? Com’è possibile nella follia conservare uno sguardo d’amore sulla vita e sulle persone? Com’è possibile restare innocenti e puri sperimentando l’indifferenza e la cattiveria umana?

E’ possibile solo se si ha ricevuto da Dio il dono dell’essere poeta. Solo il poeta vede quello che gli altri non vedono, sente quello che è vuoto e muto a tutti.

Il denaro mi fa paura. Forse perché in manicomio non ne avevamo mai. Quando fuori hanno provato a darmelo, non sapevo che farmene, e lo spendevo male. Ma avevo tante voglie segrete. Per esempio, una voglia di piangere, intensa, su quelle banconote. Alda Merini spiazza sempre e comunque.

E’ necessario che una donna lasci un segno di sé, della propria anima, ad un uomo, perché a fare l’amore siamo brave tutte!

La poesia va sempre dritta al sodo. Ce lo dice la storia personale di Alda Merini e la sua storia letteraria. E’ la poesia L’altra verità.

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