“Poco più di un’estate” – A. Mazzai

Forse, prima di essere santi, bisogna sforzarsi di essere uomini autentici. Questo, ridotto all’osso, potrebbe essere il messaggio del romanzo di don Ambrogio. Il romanzo di un sacerdote che, pur con la sua chiara impostazione cristiana, non ne approfitta per fare catechismo. Piuttosto, lascia che i personaggi vivano le loro vicende con coerenza e credibilità, come le vivrebbero due normali giovani adulti.

Giorgio, 22 anni, giovane universitario che si destreggia tra esami, timidezza e un carattere molto cervellotico; Sara, 18 anni, ultimo anno di liceo e le idee poco chiare su cosa fare in futuro. Tutto normale fin qui. La cosa che non è normale è la sfida che accettano. Dirigere il campo estivo dell’oratorio del loro paese. La proposta del sacerdote è netta e la loro risposta, pur titubante, è affermativa.

E da questo “sì”, un fiume di occasioni, bellezza e maturazione che li porta a essere persone vere e, forse, anche sulla via della santità. Perché del resto, che cosa vuol dire essere santi se non aver vissuto appieno le proprie potenzialità, fino a tendere a essere la persona migliore possibile?

Questi sono pensieri ormai rivoluzionari in una società divanesca, in cui il concetto di talento diventa spesso una scusa per facile intrattenimento, in cui il ‘self care’ è diventato l’obiettivo principale e in cui la fatica è ciò che va evitato in nome del relax. Vivere per gli altri, donare i propri talenti, servire il prossimo. Ognuno è chiamato a crescere a modo proprio. Ma penso che accettare volontariamente la fatica e la scomodità per rendere un po’ migliore la vita di altri, sia la strada più ampia e facile in tale direzione.

Voi iniziate. Vedrete che dopo un po’ sarà difficile smettere.

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