“Parole come sabbia” e “La valle più bella del mondo” – Ezio Franceschini

Avevo bisogno di buoni sentimenti e di racconti edificanti e, per caso, complice un’allieva che sta preparando il suo approfondimento per il colloquio d’Esame su Le dolomiti (grazie Lucy), mi sono imbattuto in questo scrittore trentino, precisamente della Valsugana.

Due informazioni sull’autore, rigorosamente da wikipedia. Franceschini (1906-1983) è stato un importante latinista ed accademico italiano, specialista di letteratura latina medievale, oltre che rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

In realtà, Franceschini è stato molto di più: un appassionato amante della Natura in tutte le sue espressioni, un uomo dotato di profonda umanità, di uno spiccato e bonario senso dell’umorismo, di una sapiente e morbida ironia. Un ossimoro vivente, in cui una vasta ed elevata cultura si è coniugata perfettamente con una francescana umile semplicità.

Benché conosciuto ed apprezzato, anche oltre i confini nazionali, per le sue ricerche su Aristotele e Seneca e sul teatro latino medioevale, non disdegnò di dedicarsi alla narrativa, scrivendo e pubblicando racconti e novelle su vari quotidiani e settimanali, poi raccolti in queste due opere.

Parole come sabbia vide la luce nel 1965. Significativo il sottotitolo: racconti per Anna e le sue amiche. Chi è Anna? La responsabile della mensa universitaria, si direbbe oggi, che, insieme alle altre donne di servizio, la sera si soffermavano con il prof. Franceschini, il quale ringraziava le loro premure con dei racconti di persone comuni, ma di grandi sentimenti, di radicati valori morali. Ecco il volume che offro a Lei, signorina Anna, e alle Sue amiche: piccolo segno di riconoscenza per quel sorriso che per tanti anni mi ha accolto, e ancora mi accoglie, alle otto e mezzo di sera, ponendosi come ala leggera sotto il peso della mia stanchezza. In questa dedica c’è gran parte dell’umanità di Franceschini.

I racconti di Parole di sabbia sono leggeri, freschi, limpidi. Alcuni sembrano richiamarsi alla tradizione agiografica, pur raccontando vicende di santi “fuori calendario”, altri si rifanno all’esperienza di partigiano di Franceschini, come le Lezioni di filosofia, grazie alle quali (ma soprattutto grazie alla filosofia della vita) la signora Pina salva la vita ad un ricercato dalla polizia tedesca, nascosto in casa sua, e “converte” all’umanità un soldato repubblichino.

La valle più bella del mondo, invece, è un libro per ragazzi. Pubblicato nel 1984, postumo, raccoglie i racconti che Franceschini scrisse per il mensile “Giovani Amici”, dell’Università Cattolica. Leggendo questi racconti si entra nell’anima candida dell’autore, al punto tale da perdere i confini tra invenzione e realtà. Ed allora si gusta la meraviglia di uno scrittore cólto che ha saputo conservare in sé incontaminato il Bambino, che cioè sa scrivere usando le espressioni, le figure, la semplicità dell’infanzia e quindi facendo capire a tutti cose “grandi”, anche “grandissime”, quelle alle quali gli scienziati, che siano soltanto scienziati, non sanno arrivare. Così, a chi legge questi racconti par quasi di bere un’acqua sorgiva di monte che ricrea e toglie la sete, perché si mette a zampillare di dentro.

E’ vero: le storie di Franceschini sono proprio un sorso d’acqua fresca, in questo nostro tempo spesso arido, rivolto sempre a tutt’altro, piuttosto che all’uomo.

Peccato non si scriva più con questa intensità. Peccato si preferisca oggi narrare e descrivere solo un certo tipo di realtà, cupa e contraddittoria. Manca questo tipo di letteratura: il suo intento morale, oggi sarebbe considerato moralistico, se non addirittura bigotto, ma parlare di Dio e di santità, ancora oggi, fa un gran bene all’anima.

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