“Io sono un uomo libero e onesto” – Associazione Culturale Padusia

Prima di tutto, il titolo completo del lavoro: Io sono un uomo libero e onesto. Stefano Ravagnani, 1921-2021. Nel Centenario dell’omicidio. Documenti e Atti giudiziari.

Poi è doveroso citare gli studiosi che hanno dato vita al lavoro: la ricerca storica è stata curata da Eugenio Martini, mentre l’elaborazione storica è di Riccardo Bolognesi.

E infine un plauso all’Associazione Culturale Padusia, attiva nel territorio altopolesano dal 2015. Padusia si occupa di far conoscere e divulgare la storia locale con ricerche e studi di fonti e documenti d’archivio che trovano poi diffusione nelle agili pubblicazioni dei Quaderni padusiani (per saperne di più su Padusia clicca qui).

E adesso, l’ultimo studio padusiano.

Il libro si divide in due parti ben distinte: la narrazione dei tragici fatti che sfociarono in un duplice omicidio ed il lungo iter investigativo e processuale che, in un certo senso, acclarò e concluse la vicenda.

I fatti. La sera dell’8 dicembre 1921, in una piccola frazione (Arella) del Comune di Castelnovo Bariano, un gruppo di squadristi fascisti decise di dare una lezione agli avventori della locale osteria, certi probabilmente di trovarsi di fronte ad un covo di pericolosi sediziosi socialisti. Tutto fu improntato alla più totale impreparazione, imprevidenza e – diciamolo pure – stupidità di tali squadristi, alcuni dei quali addirittura minorenni. Questi, di fronte alla reazione avversa di un bracciante agricolo, Stefano Ravagnani, 37 anni, padre di 8 figli, che non volle cedere ai loro soprusi (si rifiutò semplicemente di uscire dall’osteria), persero il controllo della situazione, ma soprattutto il loro autocontrollo, già di per sé molto limitato, e, sparando scriteriatamente, non solo colpirono Stefano Ravagnani, che spirò alcune ore dopo, ma uccisero sul colpo anche un loro compagno fascista.

La storia sembra letteralmente inverosimile, perché all’inizio non c’è nulla che possa far presagire la tragedia imminente: una scaramuccia verbale, qualche violenza, una colluttazione, ma l’entrata in scena di due giovani esaltati, obnubilati dal potere che la violenza fascista pareva aver dato loro, fa precipitare la situazione. Tra l’altro, uno dei due giovani omicidi è addirittura nipote del fascista  che alla fine verrà ucciso.

La narrazione dei fatti è precisa, puntuale, condita da brevi stralci documentali, rapida e avvincente: l’ho letta appassionatamente due volte.

Poi ci si trova di fronte ad un ampio apparato di documenti ed atti giudiziari.

Confesso che ho esitato, perché mi aspettavo documenti pesanti, ampie perifrasi, un linguaggio improntato al più antico ed ampolloso burocratese. Invece, sorpresa: attraverso la lettura degli interrogatori e delle perizie, sembra letteralmente di entrare nella scena del crimine. Le descrizioni sono ampie, precise, addirittura, in un caso, corredate da un disegno che ricostruisce l’ambiente e la posizione delle vittime; il linguaggio è straordinariamente vivo e concreto.

Attraverso i documenti si ripercorrono circa 25 anni di storia: dall’omicidio di Ravagnani, all’amnistia concessa dal regime nel 1923, alla riapertura del procedimento penale nel 1945, alla condanna confermata nei vari gradi di giudizio nel 1947 e, infine, al condono del 1948, dopo che i colpevoli ebbero a scontare in tutto tre anni di reclusione l’uno, un anno e otto mesi l’altro.

Un lungo iter processuale che ripercorre pezzi di Storia d’Italia. L’omicidio di Ravagnani avviene all’alba del fascismo e l’Italia dovrà ancora fare i conti con la marcia su Roma, il ventennio di dittatura fascista, la Seconda Guerra Mondiale, la Liberazione. Confesso di aver provato una vera emozione, quando ho letto per la prima volta su un documento datato 20 agosto 1946 la dicitura “Repubblica Italiana – in nome del Popolo Italiano…”.

Io sono un uomo libero e onesto è un libro…libero e onesto, una piccola, importante, indispensabile luce sulla verità e sulla Storia.

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