Chiara Lubich. La via dell’unità, tra storia e profezia – M. Gentilini

Il genere biografico in questi ultimi anni ha conosciuto una notevole diffusione. A ragion veduta, verrebbe da dire, se si considera la qualità di diverse delle biografie pubblicate di recente. Anche quella scritta da Maurizio Gentilini non fa eccezione, ma riesce a bilanciare in modo davvero ammirabile le varie anime della vita della protagonista. Erudita dove necessario, ma sempre scorrevole e leggibile; precisa nel puntualizzare il contesto storico, trentino e mondiale, e la sua evoluzione; asciutta nell’esposizione, ma anche vibrante e coinvolgente.

Non serve spendere molte parole sulla protagonista vista la sua fama, ma questa lettura mi ha provocato alcune riflessioni. La fondatrice del Movimento dei Focolari segue in pieno il modello delle persone chiamate da Dio a compiere delle imprese particolari. Non c’è predestinazione, né ci sono meriti particolari al momento della chiamata. Non ci sono fuochi d’artificio o esplosioni di luce. Semplicemente nasce nel cuore di Chiara un desiderio di amore e un bisogno di donarlo al prossimo che non si possono eludere. La chiamata di Dio è sommessa, gentile, ma irresistibile, al punto da far sembrare vuota una vita diversa da quella verso cui si è spinti.

Una seconda riflessione riguarda la costante presenza di Dio nella vita di Chiara. Anche in questo caso non c’è niente di nuovo. La santità vera non ha bisogno di segni esteriori e costanti e di una ritualità esasperata. Si tratta, invece, di una disposizione d’animo, di un’apertura alla volontà di Dio che trasforma ogni respiro e ogni pensiero in una preghiera. Un’unione così intima e forte che da sola spiega l’inaudita capacità di amare e di soffrire di Chiara.

Sì, soffrire. E qui sta l’ultima riflessione. L’amore di Dio è segnato dal dolore e quelli che Dio ama di più li fa anche soffrire maggiormente. Sublime contraddizione del cristianesimo e vero tratto distintivo rispetto a tante altre religioni. Questa sofferenza non è solo una sofferenza fisica, ma anche e soprattutto una sofferenza spirituale. Persecuzioni, tradimenti, rifiuto, abbandono sono un segno inevitabile della predilezione di Dio. Un abbandono che si fa via via più forte fino a raggiungere il vertice quando Dio stesso sembra nascondersi e scomparire nel dolore. Solo allora l’amore verso il prossimo, la capacità di perdonare, la perseveranza nel fare il bene raggiungono quel grado eroico che è proprio della santità. Ed è per questo che Chiara Lubich ha lasciato un segno tanto forte nella storia della Chiesa e dell’umanità.

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