Maschi e femmine – Matteo Bussola

In questa recensione volevo condividere alcune riflessioni su due romanzi di Matteo Bussola: Il rosmarino non capisce l’inverno e Un buon posto in cui fermarsi.

Finora avevo conosciuto Bussola solamente come autore di pregevoli libri per ragazzi (uno lo trovate qui). Mi incuriosiva sentire la voce dell’autore alle prese con un pubblico adulto e posso dire che l’impressione che ne ho avuto non è stata del tutto positiva.

Di cosa parlano i romanzi? Delle vite di uomini e donne; un romanzo è dedicato ai problemi dell’essere uomini e uno ai problemi dell’essere donne. Bussola li affronta raccontando storie brevi e spesso struggenti, dense di dolore e smarrimento. Uomini che si perdono nella loro carriera, trascurando la famiglia. Donne tradite e abbandonate. Storie di vita comune, come molte se ne possono sentire.

Si tratta di racconti che non possono non colpire e far riflettere il pubblico, costringendolo ad esaminare la propria vita. Bussola propone (in alcuni casi abbozza solo) anche delle soluzioni alle impasse in cui si trovano i suoi personaggi. Soluzioni che si possono riassumere in alcune delle virtù conclamate del mondo contemporaneo: minimalismo, accettazione e autenticità. Bisogna accontentarsi di poco e mettere in secondo piano lavoro e carriera (soprattutto, da notare, se si è uomini); bisogna accettare ed essere tolleranti nei confronti delle scelte di tutti; è importante essere autentici e manifestare quella che è percepita come la propria vera identità, soprattutto in ambito sessuale.

Su queste soluzioni non posso dirmi del tutto d’accordo, perché le trovo ancora insufficienti. Indubbiamente la capacità di accontentarsi di quello che si ha è importante, ma non quando diventa una scusa per evitare delle responsabilità inderogabili. La mitezza è una virtù, ma ci sono diverse cose che vanno combattute anche con forza. Bisogna cercare di essere autentici, ma a volte questa ricerca di autenticità diventa una scusa per abbandonare il nostro dovere.

Penso, per esempio, alla storia di Emma, che decide di abbandonare la propria famiglia perché si innamora di un altro uomo. Certo, è stata autentica, ha seguito il proprio desiderio del momento e ha cercato la realizzazione personale. Eppure ha indubbiamente sbagliato, abbandonando la propria responsabilità di moglie e madre.

Penso, ancora, alla storia di Isabella,  fisica geniale e talentuosa, che nel tempo libero si diverte a girare video pornografici e vive con grande libertà la propria sessualità. Ecco, vivere come un gioco o un’ostentazione qualcosa di così profondo come l’amore fisico tra uomo e donna, non mi pare una strada giusta per una vita soddisfacente e piena.

Penso, per concludere, alle storie di Cristina/Marco e Angelo/Angela, nelle quali terapie ormonali e interventi di chirurgia estetica volti a cambiarne l’aspetto esteriore sono visti come una panacea in grado di risolverne i problemi e riportare un senso nel grigiore della loro vita.

Ci sono parecchie cose buone nei romanzi di Bussola, soprattutto in quello dedicato agli uomini. Quello che manca, però, è la presenza di un senso stabile in grado di sostenere i personaggi attraverso le tempeste più forti della vita. Qualche relitto cui aggrapparsi, sì; una maggior consapevolezza di sicuro. Ma siamo ancora lontani da quella pienezza di senso che servirebbe a dare un valore più profondo e autentico alla vita di ognuno.

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