“Madame Bovary” – G. Flaubert

La cosa peggiore che possa succedere quando si legge un romanzo del genere è che non piaccia. Per quanto irrazionale, questa è la paura che mi accompagna ogni volta che mi approccio a uno dei grandi classici della letteratura. Nel caso mi trovassi disgustato, annoiato o freddo dinnanzi a un romanzo che ha fatto fremere e riflettere milioni di lettori, non potrei che dubitare di me stesso e del mio gusto.

Infatti, il classico è quel romanzo che non insegue il lettore, ma che il lettore deve conquistare e guadagnare con le sue forze. Insomma, non è il romanzo che deve sottostare al giudizio del lettore, ma viceversa. E così, nel corso dell’estate ormai conclusa, ho deciso di sottomettermi al giudizio di Madame Bovary e, a mio vanto, posso dire di aver superato l’esame.

Il romanzo è un capolavoro di grande spessore, nel quale la mente e il sentire del lettore possono viaggiare. A colpire è l’ampiezza narrativa di Flaubert, con descrizioni solide e concrete, in cui nessun dettaglio è lasciato al caso, e senza elementi fuori posto. Uno stile elegante ed elaborato per raccontare quanto di più banale si possa immaginare: una storia di adulterio.

E qui sta un altro segno della grandezza di Flaubert, la capacità di rendere avvincente l’ordinario; la capacità di dare realismo e concretezza a un personaggio piatto e superficiale come la protagonista (e il coprotagonista e, a dirla tutta, buona parte dei comprimari). Senza scendere al patetismo, senza imboccare la via facile, senza esplicitare giudizi morali, Flaubert riesce a raggiungere altissime vette del sentimento e fa rabbrividire il lettore mostrando tutte le conseguenze di quel male banale e viscido che si innesta dopo poche scelte sbagliate ed egoiste.

Impossibile leggere Madame Bovary senza uscirne, almeno un po’, cambiati. Affrontate anche voi questo esame, ne vale la pena.

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