“Il mistero delle milanesi in riva al Po” – Vittorio Bocchi

Al tempo della mia prima giovinezza… così prende avvio il viaggio nel labirinto dei ricordi di Vittorio Bocchi, editore e scrittore mantovano, nel suo Il mistero delle milanesi in riva al Po. La colonia felice.

Chi sono queste “milanesi”? Sono le cittadine, figlie degli emigrati, che durante l’estate, negli anni ’60-’70’, venivano a trascorrere le vacanze dai nonni, nella terra d’origine dei loro genitori, nei paesini padani sulle rive del grande fiume. Sono ragazze che, agli occhi degli autoctoni maschili in preda a tempeste ormonali, si ammantavano del fascino “misterioso”, appunto, dell’esotico.

Erano giorni selvaggi in fondo alla pianura. Si viveva in uno stato di grazia, niente poteva distogliere quelle giovani vite dalla feroce sete di felicità. Terrorismo, stragi, Guerra fredda…tutta roba che scorreva in televisione come acqua fresca, e noi a sognare di vivere cent’anni in quella beatitudine assolata in riva al fiume”

E di quale “mistero” si parla nel libro? Del tempo che trasfigura e, come il corso del grande fiume, muta, leviga, consuma, cambia le cose, le persone, le idee e, poco a poco, demitizza, svela e rivela la reale consistenza dei miti della giovinezza.

Ma le milanesi in riva al Po, seppur non più mitiche come ai tempi in cui il paese era una colonia felice, rappresentano ancora per l’autore un ricordo dolce, non solo e non tanto nostalgico, ma costitutivo di un percorso di crescita, una sorta di irrinunciabile tappa della sua vita e di quella di tanti padani.

Il mistero delle milanesi in riva al Po non è dunque una semplice operazione Amarcord, anche se certe atmosfere e situazioni, come l’apparizione dei cervi alle soglie del paese, evocano immagini felliniane.

Il libro di Vittorio Bocchi racconta, piuttosto, di una civiltà, passata ma non morta, di un luogo reale ed ideale, una sorta di Macondo in cui vivere “cent’anni di beatitudine assolata in riva al fiume”, di una identità comune alla quale richiamarsi ancora oggi, e continuamente, per ricordarci chi siamo veramente. Racconta di un sogno che comunque ha ancora il suo perché…”Vidi stendardi di seta lucente sventolare sotto il sole, grandi navi solcare gli oceani e mari australi punteggiati di isole da favola. Eppure, mi trovavo sulle rive di un fiume della piccola Europa”.

Per chi ritrova, commosso, nella pagine di Guareschi le sue più personali ed intime radici, il libro di Vittorio Bocchi non può che rappresentare un soffio di freschezza. Buona lettura.

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