“Geografia di un dolore perfetto” – Enrico Galiano

Tanto di cappello per quest’ultimo libro che Enrico Galiano regala ai lettori. Geografia di un dolore perfetto è un flusso di coscienza che attraversa un’intera vita e che fa luce impietosamente sugli angoli più riposti, sugli spigoli più acuti, sui dolori più personali dell’anima dello scrittore, attraverso i personaggi cui dà vita.

Quando sei bambino tuo padre è un supereroe. Nessuno ti spiega che anche i supereroi possono cadere e farsi male, e soprattutto farti male. Pietro lo sa fin troppo bene: suo padre lo ha abbandonato quando era ancora un ragazzino. L’unica cosa che gli ha lasciato è quella che lui chiama spezzanza, la sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. Eppure Pietro ha un vita perfetta: è diventato un professore universitario ed ha una moglie e un figlio che ama. Fino a quando riceve una telefonata che cambia tutto. Deve andare a Tenerife il prima possibile: una persona fondamentale per la sua vita, ma alla quale non parla da undici anni, sta morendo. Un viaggio in aereo attraverso il mare lo divide dall’attimo più importante della sua vita. Pietro corre, e più corre più si rende conto che sta andando incontro al vero sé e ai suoi fantasmi. Sono lì a ricordargli che capita, a volte, di trovarsi all’improvviso lontanissimi da se stessi, così tanto da non sapere più chi si è veramente: come i punti che gli atlanti chiamano «poli dell’inaccessibilità», quelli più lontani e irraggiungibili del globo. Quando succede, i geografi dicono che, per salvarsi, l’unica cosa da fare è guardare in alto. Cercare una stella e poi andare dritti dove dice lei. Può avere i contorni di un amore o di un dolore, di un desiderio o di una paura. Perché a volte non siamo nel posto sbagliato, stiamo solo cambiando. A volte arriva il momento di fare pace con tutte le ferite di quando si era bambini.

Geografia di un dolore perfetto è un libro coraggioso. Enrico Galiano apre la sua anima per indagare il rapporto più antico, autentico e complicato: quello tra un figlio ed un genitore.

Geografia di un dolore perfetto parte da una domanda fondamentale: quando si smette di essere figli? C’è un giorno, un momento, una linea che si supera e poi non si è più figlio di qualcuno, ma solo un uomo o una donna?

Geografia di un dolore perfetto è una storia di confini: quelli comunicativi, quelli interpretativi, quelli oggettivi, geografici, dati dalla distanza fisica. Tutti questi confini fanno male, segnano le nostre esistenze, marcano distanze, creano un sistema di barriere e, come in una carta geografica, disegnano la mappa di un dolore perfetto.

Geografia di un dolore perfetto è un libro coinvolgente, perché Galiano scrive con il suo inconfondibile stile, delicato, leggero, profondo. Da questo punto di vista, direi che quella di Galiano è una prova magistrale: la struttura del romanzo è complessa, ma equilibratissima, sembra un testo scritto di getto, per la sua vividezza, ma nello stesso tempo profondamente e a lungo ponderato, per la cura con cui vengono trattati ed esposti i sentimenti.

Attraverso Geografia di un dolore perfetto, Galiano scrive una storia molto personale, che però è la storia di ciascuno di noi.

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