Tolkien Reading Day: coraggio e speranza

Oggi, 25 marzo, ricorre una data importante nel mondo tolkieniano. Infatti, il giorno 25 marzo dell’anno 3019 della Terza Era l’Anello del Potere è distrutto. Per questo motivo, la Tolkien Society ha deciso di celebrare, il 25 marzo di ogni anno, il Tolkien Reading Day. Come funziona? Ogni anno viene scelto un tema specifico e gli appassionati di Tolkien leggono e condividono i passi delle opere del professore che sono legati a tale tema e che trovano più significativi. Il tema di quest’anno è “Coraggio e speranza”.

Il tema è quanto mai appropriato. Negli ultimi decenni, poche volte l’umanità ha dovuto affrontare una sfida così snervante e difficile come quella in cui siamo invischiati ora. Ci sono delle virtù umane che si definiscono solo per l’assenza del loro contrario: la pace è assenza di guerra, la tranquillità è l’assenza di preoccupazioni, la sicurezza è l’assenza di dubbi. Altre virtù, invece, esistono SOLO in presenza del loro contrario. Il coraggio e la speranza fanno parte di questa categoria: non si può essere coraggiosi se non si è terrorizzati e non si può avere speranza se non ci si sente assediati dalla disperazione.

Noi della Ferri Family celebriamo già il Tolkien Reading Day su YouTube, perciò vorremmo fare qualcosa di diverso qui: allargare il tema a opere extra-tolkieniane, lasciando la libertà ai nostri autori di parlare di questo tema attraverso i loro libri preferiti.

A loro (sempre volutamente anonimi) la parola…

“Il tema scelto quest’anno, oltre a essere adatto all’attuale contesto globale, lo sento molto nelle mie corde. Sono molti gli autori e le opere che si potrebbero citare al riguardo, ma un autore che mi ha colpito molto e che ho avuto modo di recuperare in anni recenti è Dostoevskij. Scontato? Certo. Banale? Magari. Ma non importa. Pochi sono gli autori in grado di ritrarre i baratri sconfinati dell’abiezione umana e le vette sublimi del suo spirito e Dostoevskij è uno dei migliori a farlo. Peccato e miseria, delitto e cupidigia sono temi su cui si incarna la sua narrativa, eppure poche opere emanano tanta luce, tanta voglia di vivere, tanto amore per la bellezza come le sue. Dostoevskij insegna il coraggio della bontà e della purezza e il coraggio di aspirare alla redenzione; Dostoevskij ispira la speranza di un mondo migliore e di un rinnovamento personale. Per questo, se penso al coraggio e alla speranza, mi capita spesso di pensare ai suoi personaggi e alle sue storie…”

“Coraggio e speranza mi richiamano figure di donne, perché sono due sostantivi femminili (anche se la grammatica potrebbe, almeno in un caso, sostenere il contrario). Allora mi viene in mente, subito, Alda Merini e vorrei ricordarla con la poesia A tutte le donne, tratta dalla raccolta Testamento.

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso / sei un granello di colpa / anche agli occhi di Dio / malgrado le tue sante guerre / per l’emancipazione. / Spaccarono la tua bellezza / e rimane uno scheletro d’amore / che però grida ancora vendetta / e soltanto tu riesci / ancora a piangere, / poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, / poi ti volti e non sai ancora dire / e taci meravigliata / e allora diventi grande come la terra / e innalzi il tuo canto d’amore.

E poi, vorrei ricordare un’altra scrittrice, Grazia Deledda, che in età giovanile ho amato tantissimo. Una donna, sarda, a fine Ottocento, con una spiccata vocazione letteraria, che con coraggio persegue la sua indole e realizza se stessa fino al conferimento del riconoscimento internazionale più ambito, il premio Nobel per la letteratura, unica scrittrice italiana ad ottenerlo, nel 1927. Per chi si avvicina alla scrittrice verista, consiglio il classico Canne al vento; per chi vuole entrare nel cuore della donna, il romanzo autobiografico Cosima.

“Pensavo sarebbe stato semplice suggerire un paio di libri o di autori che si fossero mossi con agio attorno ai temi di coraggio e speranza, ma mi rendo conto che non lo è affatto: sono talmente tante le cose che queste due parole evocano, che nessuna si impone con decisione nella mia mente. Del resto, qual è il significato di coraggio e di speranza, due sostantivi onnipresenti nei dibattiti di questi mesi? Non mi è del tutto chiaro nemmeno questo. Qualche sera fa, un programma televisivo mandava in onda un approfondimento sul commercio di armi italiano, mettendo in luce come i maggiori affari fatti dall’Italia in materia fossero con l’Egitto, un Paese che viola notoriamente e sistematicamente i diritti umani, come si è visto per esempio cinque anni fa con Giulio Regeni e più recentemente con Patrick Zaki. La vendita di armamenti procede senza flessioni nonostante i proclami pubblici, le convenzioni ratificate in sede europea e l’impegno, espresso esplicitamente da più governi, di arrivare in fondo alla vicenda – ancora per certi versi misteriosa, per altri lapalissiana – che ha portato alla morte di Regeni. Ecco, se dovessero chiedermi di dare una definizione, probabilmente direi che coraggio e speranza sono Paola Deffendi e Claudio Regeni, i genitori di Giulio.
Tuttavia, poiché questo è un blog dedicato ai libri, non posso non lasciare almeno un suggerimento. Lascio semplicemente il titolo, che del resto non ha bisogno di commenti: Giulio fa cose, di Paola Deffendi e Claudio Regeni.”

“Recentemente ho letto un libro che mi sembra perfetto per il tema proposto: coraggio e speranza. Il libro è Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale di Luca Mercalli. A primo impatto, leggendo il titolo, non pare affatto che abbia qualcosa a che fare con il coraggio e la speranza: dopotutto sfuggire in montagna è l’opposto di avere coraggio e soprattutto – se per sopravvivere al riscaldamento globale ormai si può solo scappare in altitudine – non c’è nemmeno un briciolo di speranza. Ma non è così. Mercalli non scrive un libro apocalittico e catastrofico in cui dice che ormai è troppo tardi e che possiamo solo scappare ma, anzi,  pagina dopo pagina, seppur lanciando l’allarme e chiedendo di agire in fretta, speranza e coraggio sono temi ricorrenti.

Il libro è una specie di diario. All’inizio Mercalli riflette sulla possibilità di acquistare una vecchia baita nel cuore della Alpi Cozie in Piemonte, poi parla della ristrutturazione della casa con moderne tecnologie sostenibili e infine dell’abitare in montagna con le sue sfide e difficoltà ma anche con le sue gratificazioni. Inoltre, frequenti sono le riflessioni che l’autore fa riguardo alla possibilità di migliorare la situazione, non solo italiana ma anche mondiale, proprio partendo dal recupero e dal ripopolamento dei borghi montani abbandonati dagli anni ’70, e attraverso ciò il recupero del rapporto che una volta si aveva con la natura, staccando dai ritmi sfrenati delle nostre vite in città.

Quindi in conclusione dov’è il coraggio e la speranza?  Coraggio perché, al giorno d’oggi, andare a vivere in montagna significa abbandonare tutti i comfort delle città, significa andare a vivere in borghi montani ormai in gran parte disabitati se non in qualche mese durante la stagione turistica: per esempio per arrivare alla sua abitazione, d’inverno con la strada ghiacciata, Mercalli deve fare l’ultimo tratto di qualche chilometro a piedi. Speranza, perché l’autore crede che con il ripopolamento e il recupero delle zone montane sia alpine che appenniniche si possa davvero tornare a contatto con la natura e quindi imparare a rispettarla e combattendo così anche l’inquinamento e il riscaldamento globale.” 

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