“Scritti economici, storici e civili” – Luigi Einaudi

Una dei pregi più grandi della lettura è la possibilità di scoprire cose nuove. Il piacere della lettura diventa tanto più intenso quanto più la novità è inaspettata, quando pensiamo di conoscere qualcosa ma in realtà ignoriamo i fatti. La mia lettura dei saggi di Einaudi ha avuto questo effetto. Sapevo chi era, avevo quell’infarinatura scolastica che ti fa pensare di conoscere le cose anche se in realtà quello che sai sono un paio di nozioni e frasi fatte. E invece leggere le parole vive di Einaudi senza intermediari e senza riassunti mi ha rivelato un gigante.

Gigante quanto a competenze e conoscenze. Ogni suo saggio economico è impeccabile, con argomentazioni efficaci e ricco di profondità storica. Sia che parli della giustizia tributaria; sia che parli del problema della doppia tassazione; sia che rifletta sul rapporto tra economia e finanza. La profondità di pensiero di Einaudi è davvero impressionante e attuale. Un esempio? Tra le sue riflessioni che mi hanno colpito di più spicca quella sull’età pensionistica. L’allungamento della speranza di vita e il miglioramento dell’assistenza medica lo spingeva già decenni (decenni!) fa ad alcune considerazioni che hanno un sapore molto attuale.

Gigante quanto a profilo istituzionale. I messaggi che ha inviato al parlamento in qualità di Presidente della repubblica e i resoconti delle sue udienze ufficiali a volte mettono i brividi. L’autorevolezza di Einaudi proviene dalla sua autenticità. Quando conclude il discorso di insediamento con un accorato Viva l’Italia, si capisce che non sono parole vuote (diventate oggetto prediletto dell’attuale classe dirigente di ogni colore), ma sono parole sentite e oneste. Il resoconto del suo incontro con il papà dei fratelli Cervi risalta per la sua semplicità e per la bonarietà del dialogo tra due contadini.

Gigante quanto a senso morale. Nell’economia e nella politica, così come nella scienza e nelle arti ci si può perdere. Possono diventare idoli fini a se stessi, sterili pozze di sapere che fanno perdere di vista il senso dell’esistenza. Einaudi rifugge questo rischio e non c’è pagina che non sia intrisa di una forte consapevolezza morale. Scrive Einaudi: «Il contrasto dialettico tra stato e non-stato che sempre coesistono e lottano per la prevalenza è, in altra sede, il contrasto eterno fra Dio e Satana, fra il bene e il male, fra la materia e lo spirito».

È chiaro che, senza questa forte consapevolezza, la politica non può che trasformarsi in una sterile tenzone partitica; e il sapere non diventerà mai vera sapienza e verrà meno in un magma di inutile tecnicismo.

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