“Saluti dall’Alto Polesine” – Associazione Culturale Padusia

Prima di tutto, munitevi di una buona lente di ingrandimento: ne vale veramente la pena.

La nuova pubblicazione dell’Associazione Culturale Padusia, dal titolo Saluti dall’Alto Polesine. Cartoline d’epoca della prima metà del Novecento, è un accattivante volume, ricco, ben curato, interessante non solo per i cultori di Storia, ma per tutti coloro che amano respirare, nella realtà quotidiana, il senso del tempo ed i piccoli segni che esso lascia sugli uomini, le loro comunità, i loro manufatti.

Oltre duecento cartoline, provenienti da collezioni private, raffiguranti scorci di piccoli paesi padani: Melara, Bergantino, Castelnovo Bariano, San Pietro Polesine, Castelmassa, Calto, Ceneselli, Zelo. Immagini quasi mai statiche, ma sempre vissute, animate da una vivace e dignitosa presenza umana.

Ma cos’è Padusia? E’ un’associazione culturale costituita nel 2015 per far conoscere e divulgare la storia di quella parte di territorio altopolesano che, fino ad un tempo non troppo antico, corrispondeva alla cosiddetta transpadana ferrarese. Di Padusia fanno parte persone che condividono l’amore per il proprio territorio e la passione per gli avvenimenti storici e socio culturali che ne hanno segnato le tappe nel tempo. La giovane associazione ha già dato vita a diverse attività, come pubblicazioni storico documentaristiche e l’organizzazione di vari eventi, come mostre, presentazioni e testimonianze (ulteriori informazioni qui).

Con Saluti dall’Alto Polesine, credo che Padusia ottenga un suo giusto riconoscimento, una specie di attestato di maturità del gruppo, che arriva alla pubblicazione di un volume molto importante, sostenuto con convinzione da amministrazioni ed enti locali.

Le cartoline d’epoca si “leggono” e si lasciano leggere a lungo, invitano, grazie alle brevi ma intense didascalie, a soffermarsi sui particolari, a ricercare tra i giochi di luci ed ombre il respiro di un’epoca, apparentemente molto lontana, ma in realtà mai del tutto passata.

Confesso che alcune immagini mi hanno colpito ed emozionato.

Le cartoline della “Fecoleria Massese”, ad esempio: da quanto tempo non sentivo questo nome, carico di una storia che ha rappresentato le speranze, i sogni, i progetti di tante famiglie di un secolo fa! Si pensi, che quando si voleva sottolineare l’eccessiva ambizione o pretenziosità di una persona, un tempo la si redarguiva bonariamente col detto: “E poi cos’altro vuoi? Un posto in Fecola?!”

Poi, le cartoline raffiguranti le scuole. Il riscatto di tutte queste comunità è passato attraverso l’istruzione di base. Ogni paese, anche il più piccolo, ha costruito con orgoglio e lungimiranza il proprio edificio scolastico e le cartoline ne hanno celebrato l’importanza.

E ancora, immagini di campanili e di chiese, non solo luoghi di culto o bellezze architettoniche, ma simboli identitari di una comunità e dei suoi valori forti e fondanti.

E infine, non si può non essere attirati dalle persone, tante persone, spesso in posa davanti all’obiettivo del fotografo, salde nella loro dignità, quasi consapevoli di passare alla storia, di rappresentare un’epoca, una civiltà.

Mi ha colpito molto questa pubblicazione. Merito certamente dei ricercatori che con pazienza e tanta passione hanno ricercato queste cartoline dal passato e le hanno presentate con intelligenza e, direi, con rara sensibilità.

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