“Oltre l’ordine” – J.B. Peterson

Immaginate che nel giro di poco tempo (facciamo un paio d’anni) la vostra vita sia completamente stravolta. Da semplice professore universitario dalla vita tranquilla e prevedibile, a fenomeno del web con un pubblico di milioni di persone e un enorme seguito. Tutti iniziano ad ascoltare i vostri consigli e a trovare nelle vostre parole uno stimolo per migliorare. Insomma, sentite di fare la differenza. Come ogni cosa, c’è anche il rovescio della medaglia (odio, insulti e critiche gratuite al vostro lavoro), ma nel complesso le cose vanno bene e il successo si traduce anche in riconoscimento pubblico e ritorni economici notevoli.

Poi il vuoto. Una spirale di angoscia e difficoltà. Tutto diventa nero. E vi risvegliate ammanettati a un letto di ospedale in Russia qualche mese dopo. Gli ansiolitici che prendevate per gestire lo stress vi hanno dato dipendenza e mandato in tilt il vostro sistema nervoso. La riabilitazione è lunga e faticosa. I sintomi dell’astinenza micidiali. Oh, e in tutto questo scoppia anche una pandemia letale che stravolge il mondo intero.

Da qui nasce il secondo volume del dottor Peterson, Oltre l’ordine. Se nel primo (12 regole per la vita) aveva indicato delle strategie utili per arginare il caos dell’esistenza, in questo seguito cerca di fare i conti con le ineludibili incrinature. Quegli spazi neri che non si possono evitare e con cui fare i conti. Malattie, morti, fragilità, tradimenti.

Penso che il significato di questo saggio si possa riassumere con l’ultima delle dodici regole. “Sii riconoscente nonostante le sofferenze”. Vivere per davvero significa fare i conti con una quantità non indifferente di dolore. Un dolore che aumenta di pari passo con i legami che si creano (il dolore di un amico, di un partner o di un figlio fanno meno male del proprio?).

Penso che ci siano due strade per affrontare questa realtà: minimizzare o abbracciare. Si può minimizzare il dolore, tenendolo ai margini della propria esistenza, continuando a ignorarlo e anestetizzarlo mediante vari diversivi e adoperandosi per ridurre al minimo la quantità di sofferenza della propria esistenza. Oppure lo si può abbracciare, cercando di cogliere con riconoscenza tutto il bello che c’è nella propria vita. Sì, sto male, eppure… vale lo stesso la pena vivere.

Non che la prima strada non sia comprensibile e non abbia i suoi meriti. Non penso si possa davvero biasimare chi reagisce alle proprie sofferenze in questo modo. Ma la seconda strada, per quanto meno naturale, è la strada del coraggio. Abbracciare ciò che ci spaventa e ci tormenta e accettarlo nella propria vita. Forse è in questo che stanno tutto il significato e l’essenza dell’essere umani. La vera missione di ogni uomo. La strada per la libertà e l’amore.

Chi fosse interessato a questa lettura, può trovare il libro a questo link o cliccando qui sotto.

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