Lib(e)ri in quarantena

Qui di seguito trovate il primo articolo scritto dalla Ferri Family Books come collettivo: otto mani tutte volutamente anonime, nella consapevolezza che la scrittura conta molto più dello scrittore.
Primo articolo come collettivo, dicevamo. Non poteva che essere una lista di letture adatte – così ci è sembrato – per affrontare questo tempo strano, con la speranza di tornare presto a volare, liberi, tutti assieme.

Il mastino dei Baskerville (A.C. Doyle) – Sherlock Holmes è uno dei più grandi personaggi della storia della letteratura. Basterebbe questo per prendere in mano Il mastino dei Baskerville, uno dei romanzi più celebri e più riusciti di Doyle. Le indagini condotte da Holmes e Watson attorno al mistero del cane demoniaco lasciano con il fiato sospeso fino alla fine, anche perché condite da una crepuscolare atmosfera nella brughiera. Un libro da divorare a tutte le età.

L’esclusa (L. Pirandello) – Storia di un difficile ed incompiuto riscatto personale, in una società degradante: questa, in sintesi, potrebbe essere una delle chiavi di lettura de L’esclusa, romanzo d’esordio di Luigi Pirandello. Con il suo consueto sguardo penetrante, Pirandello non descrive solamente un’epoca e la sua società, ma indaga l’uomo e le mille sfaccettature delle sue verità. Un romanzo avvincente ed ancora modernissimo.

1984 (G. Orwell) – George Orwell è stato uno degli uomini più lungimiranti del suo secolo. Nel 1948 è riuscito a prevedere così tanti aspetti della nostra contemporaneità che 1984, più che una distopia, sembra una preoccupante profezia. Non a caso, viene naturale immedesimarsi nel protagonista e riconoscersi nella sua quotidianità, dalla silenziosa lotta contro il Potere fino al bisogno costante di aria pulita e di rapporti umani sinceri. Attenzione: la sensazione di essere osservati mentre si legge il libro è un inevitabile effetto collaterale.

Diario clandestino (G. Guareschi) – Il Diario clandestino di Giovannino Guareschi è una lettura imperdibile in queste settimane di reclusione forzata. Guareschi, prigioniero dei tedeschi, dopo l’8 settembre del ’43, rivolge il suo sguardo di umorista sulla realtà e gli uomini che incontra nel campo di concentramento. Gli oggetti e i gesti quotidiani si colorano di ironia, di nostalgia, ma anche di determinazione a vivere: “non muoio neanche se mi ammazzano” diventa il motto di quei mesi assurdi, passati fra i reticolati, sognando i suoi cari e gli amati paesaggi della Bassa.

Till we have faces (C.S. Lewis) – Tra i difetti che vengono rinfacciati a C.S. Lewis, si citano spesso un certo didascalismo e un ricorso eccessivo all’allegoria. Questo è forse vero se ci si limita alle Cronache di Narnia, ma la produzione di Lewis è molto più ampia e contiene delle perle nascoste. Till we have faces è una rivisitazione del mito classico di Amore e Psiche, in cui Lewis riesce a fondere erudizione, filologia, introspezione psicologica, suspense, piacere estetico, considerazioni morali e religiose. Un vero gioiellino, che tiene incollati alle pagine dall’inizio alla fine.

Se una notte d’inverno un viaggiatore (I. Calvino) – È stato definito in molti modi questo romanzo di Italo Calvino: romanzo postmodernista, metaromanzo, romanzo sul romanzo… A questo si aggiunge poi un’introduzione che ha fatto la storia (sintetizzabile in “mettetevi comodi: state per leggere un libro immenso…”). Tra i paroloni tecnici della critica, che lasciano sempre il tempo che trovano, e la celebre “guida alla lettura” di Calvino, rischia di passare in secondo piano la cosa più importante: il libro stesso, ciò che racconta. E cioè che la letteratura non è mai uguale; che uno stesso libro ha esiti imprevedibili e diversi sui diversi lettori, una caccia al tesoro tra librerie e biblioteche che si accavalla su se stessa, si attorciglia, si interrompe e ricomincia in cui il reale e la finzione finiscono per confondersi irrimediabilmente in un gioco di rara finezza.

L’amore ai tempi del colera (G.G. Marquez) – È veramente difficile scegliere un (solo) capolavoro tra i molti scritti da Gabo: Cent’anni di solitudine, Dell’amore e di altri demoni, L’amore ai tempi del colera… La scelta è caduta su quest’ultimo perché c’è bisogno, specie in questo momento storico, di una storia che strappa l’anima tanto è vera e divinamente scritta. Un romanzo le cui nostalgiche atmosfere caraibiche entrano nel cuore.

Leggere Lolita a Teheran (A. Nafisi) – Leggere Lolita di Nabokov è un’esperienza intellettuale rara e preziosa, specie se diventa l’occasione per sfuggire a una realtà soffocante. È quello che racconta Azar Nafisi in un libro che è sia un romanzo autobiografico sia un saggio letterario (su Nabokov e non solo) sia, prima di tutto, un inno alla libertà. Sullo sfondo, l’Iran della fine degli anni Settanta, che attraversa una rivoluzione politica, sociale e religiosa di ispirazione islamica che porta a una feroce demonizzazione della cultura occidentale. Parte della quale Azar Nafisi continua a difendere e a diffondere attraverso incontri segreti con un pugno di sue studentesse.

Bartali. L’uomo che salvò l’Italia pedalando (L. Turrini) – L’Italia si fonda su alcuni assiomi che, in quanto tali, non possono e non devono essere dimostrati. L’Italia è il Paese più bello del mondo. Gli italiani sono le persone più ingegnose del mondo. La cultura italiana non ha rivali nel mondo. Questi assiomi, ripetuti spesso a pappagallo, trovano ogni tanto dimostrazione pratica. Una delle dimostrazioni più evidenti del “genio italico” è la vita di Gino Bartali; una vita fatta di libertà, coerenza, fede, sacrificio e disponibilità. Oh, e ha anche vinto tre Giri d’Italia e due Tour de France…

La caduta di Artù (J.R.R. Tolkien) – Scrivere un capolavoro è una lama a doppio taglio. Il capolavoro può dare fama secolare a un autore, ma questo successo mette in ombra tutta la sua restante produzione. Di fronte al capolavoro, tutte le altre opere di un autore prendono invariabilmente il nome di “opere minori”. La caduta di Artù, un poema incompiuto di oltre mille versi, è un’opera minore di Tolkien, ma una delle sue più riuscite e dimostra come l’autore se la cavi bene anche al di fuori della Terra di Mezzo. Se possibile, meglio leggerlo in lingua originale per gustare appieno il metro allitterativo scelto dall’autore.

Elogio della lentezza (L. Maffei) – Dalla società di fine Ottocento a quella del nostro tempo. Lamberto Maffei scrive Elogio della lentezza. Fino a poche settimane fa vivevamo, in un mondo veloce, una vita frenetica ai limiti della sopportazione. Oggi siamo costretti a pensare con maggior cura al nostro presente e a progettare, tra mille incognite, il nostro futuro. È un’occasione che ci viene data, per riscoprire il valore del pensiero lento, “un pensiero pesante da portare, che trascina con sé il fardello della memoria e il peso dei dubbi e le incertezze dei ragionamenti”, ma che sta alla base del nostro sistema razionale: su di esso possiamo fondare la nostra rinascita, umana e civile.

Con i piedi ben piantati sulle nuvole (A. Scanzi) – Tratto da una citazione di Flaiano, il titolo del libro di Scanzi si rivolge a coloro che ancora hanno la forza di credere nei propri sogni e di perseguirli, sebbene dimenticati dalla classe dirigente e dal resto della società. Scanzi racconta i volti dei sognatori incontrati durante i suoi viaggi in tutta Italia con schiettezza e commozione, dando così alla luce un “diario della motocicletta” che profuma di vita.

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