“Lacrime di sale”, “Le stelle di Lampedusa” – Pietro Bartolo

Esiste un Indice di Ignoranza che misura i “pericoli della percezione” e lo stila periodicamente un’importante azienda inglese di analisi e ricerca di mercato. Attraverso questa indagine non si vuole misurare il livello di istruzione di un popolo, ma la “percezione erronea” che una società ha della realtà che la circonda. In questa classifica, gli italiani sono i primi in Europa, dodicesimi a livello mondiale. In altre parole, noi italiani non conosciamo adeguatamente quello che succede nel nostro Paese – lo ignoriamo, appunto – ed alimentiamo la nostra scarsa conoscenza con pregiudizi e luoghi comuni, credendo ad una moltitudine di fake news giornaliere, che ci portano a percepire in maniera spesso pericolosamente distorta e fuorviante quello che accade.

Un rimedio esiste ed è a portata di mano: cercare e riferirsi sempre alle fonti dirette.

Così, in questi giorni, mentre imperversano i dibattiti che fanno inevitabilmente da contorno alla tragedia, o alla strage, dei migranti a Cutro, perché non ascoltare una voce fuori dal coro e dentro lo stillicidio quotidiano dei barconi?

Pietro Bartolo è il medico che da trent’anni si occupa dell’ambulatorio di Lampedusa, sempre in prima linea e a diretto contatto con la realtà del soccorso ai migranti. Del dottor Bartolo consiglio Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza e Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro fra noi.

Non ci sono veramente parole adeguate per illustrare l’intensità di questi due libri.

In Lacrime di sale Pietro Bartolo ripercorre la sua storia personale, il legame con la sua terra, in un flusso di ricordi spesso interrotto dalle storie di emergenze infinite, di corse al porto, di immagini disumane e di azioni eroiche da parte di un’intera comunità locale. La narrazione è spezzettata, non lascia respiro: morte e vita si intrecciano costantemente, come la disperazione e la speranza che percorrono le pagine del racconto.

Le stelle di Lampedusa, invece, ha una maggiore organicità ed una compattezza narrativa, data dal fatto che l’attenzione di Pietro Bartolo si concentra sulla figura di Anila, una bambina nigeriana di 11 anni, che ha affrontato il viaggio da sola, per raggiungere la mamma che vive – non si sa dove – in qualche parte d’Europa. Da quando sbarca a Lampedusa, le vicende della bambina si intrecciano indissolubilmente con la vita di Pietro. Ma dove sarà la mamma di Anila? Sarà ancora viva? E se sì, quali esperienze avrà vissuto? Come rintracciarla? E sarà poi possibile un ricongiungimento o, come al solito, le leggi e la burocrazia alzeranno barriere invalicabili?

Di questi due libri piace la totale assenza di filtri: non ci sono ideologie, posizioni politiche, elucubrazioni, distinguo o disquisizioni… c’è la cruda e nuda realtà dei fatti e delle emozioni personali. C’è la vita, da proteggere in tutti i modi.

Lacrime di sale e Le stelle di Lampedusa sono due libri necessari, perché abbiamo bisogno di testimoni come Pietro Bartolo, abbiamo bisogno di braccia e di lacrime per squarciare la nebbia di chiacchiere che calano dall’etere e che sempre più spesso obnubilano le nostre menti ed irretiscono le nostre coscienze.

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