“Il mare dei fuochi” – Marco Buticchi

L’ultimo romanzo di Marco Buticchi, Il mare dei fuochi, è un lavoro che percorre diversi generi letterari: è al contempo una spy story, un thriller d’azione ed un giallo storico.

Tutto parte dall’estate del 1980, il 27 giugno, a Bologna, quando un aereo parte alla volta di Palermo con ottantuno persone a bordo, persone che termineranno il loro viaggio e la loro vita sopra il cielo di Ustica e poi negli abissi del Mediterraneo. Trentacinque giorni dopo, sempre a Bologna, ottantacinque persone perderanno la vita alla stazione, in uno dei più vili attentati della nostra storia repubblicana.

Estate 2022, i coniugi Breil, Oswald e Sara, si imbattono in Michela Ruini Di Romeo, vedova dell’agente di polizia giudiziaria Giuseppe Di Romeo, deceduto nel 1995, ufficialmente a seguito di un arresto cardiaco, mentre stava per scoperchiare gli enormi interessi economici della ‘ndrangheta sul traffico di rifiuti tossici fatti scomparire in mare “grazie” all’impiego delle “navi a perdere”. L’ufficiale aveva scoperto l’esistenza di una vera e propria flotta di navi che, tra il 1985 ed il 1992, erano state deliberatamente fatte affondare con il loro carico mortale, producendo interessi economici illeciti da capogiro per la malavita organizzata. Oswald e Sara, con tutto l’equipaggio del loro panfilo Williamsburg, decidono di indagare, certi che in questo modo si dovranno imbattere in molti ostacoli e, soprattutto, in alcuni loschi trafficanti, ma quello che a poco a poco scopriranno andrà ben oltre le loro più pessimistiche aspettative.

La storia funziona. Buticchi offre un quadro molto verosimile di quarant’anni di cupe vicende italiane ed azzarda legami credibili fra lo stragismo degli anni di piombo ed il terrorismo internazionale. L’autore è persona ben informata dei fatti: il periodo storico, infatti, è ampiamente descritto, non solo negli avvenimenti, ma anche nelle atmosfere e nella tensione generale.

Un unico piccolo neo – a mio modesto parere. Il mare dei fuochi è un romanzo che avvince, ma non convince del tutto. Sembra che l’autore voglia arrivare “per forza” ad una conclusione positiva, così l’ultima parte del romanzo risulta un po’ forzata, si trasforma in una sorta di film all’americana, dove gli eroi sfrecciano tra pallottole sibilanti che immancabilmente non li colpiscono e riescono a salvare il mondo all’ultimo secondo: tutto molto adrenalinico ma poco credibile, soprattutto non del tutto coerente con il resto del racconto.

Tuttavia, questo “peccato”, che – ripeto – è un rilievo del tutto personale, non toglie nulla ad un lavoro comunque ben fatto, ad una storia ben architettata e coerente, ad un romanzo che si legge con passione e che – questa è la parte che mi è piaciuta maggiormente – fa riflettere su pagine di storia italiana molto dolorose ed ancora molto confuse.

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