“I sette peccati capitali dell’economia italiana” – Carlo Cottarelli

Credo ci sia in ciascuno di noi una sottile vena masochistica. Così, quando in libreria ho visto esposto questo libro di Carlo Cottarelli, I sette peccati capitali dell’economia italiana, non ho resistito.

E’ vero: potevo lasciarlo giacere in vetta alla mia personale montagna di libri che si innalza sempre più rapidamente dei miei tempi di lettura, ma la sottile vena masochistica di cui sopra…

Così mi sono immerso tra le pagine del noto ed apprezzato economista.

Cottarelli è sempre preciso e chiaro nella sua dissertazione; conosce a fondo la nostra storia economica e nel libro la illustra in maniera semplice, ma sempre esauriente. Il libro risulta una sorta di continuo pungolo per il lettore. Infatti, dopo qualche decina di pagine, mi sorge il primo dubbio.

Cottarelli parla di peccati capitali della nostra economia. Il peccato, civilmente parlando, è un atto che va contro gli interessi di una comunità. Ma se il peccato viene reiterato, anzi diviene un’abitudine radicata, esso si chiama vizio. Forse il libro avrebbe dovuto mutuare completamente l’espressione religiosa e definire i sette vizi capitali della nostra società. Perché, si scopre, pagina dopo pagina, che tutti i limiti finanziari del nostro Paese hanno un’origine antica, quasi connaturata all’essere cittadini italiani, e questo è ciò che fa più male e rabbia di questo libro.

Come il chirurgo che incide il corpo del paziente per estirparne il male, Cottarelli percorre impietoso, fino in fondo, la sua analisi.

Si parte dall’Evasione Fiscale (e confesso che al termine di questo primo capitolo ero fortemente intenzionato a smettere la lettura, per conclamati nervosismo ed inquietudine), poi si passa alla Corruzione, all’Eccesso di burocrazia, alla Lentezza della Giustizia, al Crollo demografico (e finalmente un economista che mette in relazione la crisi economica con il crollo del tasso di fertilità!), al Divario tra Nord e Sud, per finire con la cronaca di una crisi annunciata, cioè le Difficoltà a convivere con l’euro (che non significa “dobbiamo uscire dalla moneta unica!”, come blaterano i populisti).

Per ogni peccato, Cottarelli avanza delle soluzioni realistiche, a volte non indolori, mai rapide, alla faccia di chi ritiene di avere sempre una ricetta pronta ed istantanea per qualsiasi problema. E’ quasi un mantra, nel libro, la frase uscirne non è per niente semplice, però a tutto c’è una soluzione. Anzi c’è la soluzione delle soluzioni, la premessa senza la quale ogni soluzione tecnica non andrebbe a buon fine: la formazione, precisamente l’educazione civica degli italiani.

Perché fondamentalmente è questo il vizio capitale del nostro Paese: lo scarso, se non inesistente, senso civile. Se gli italiani non matureranno un senso civico più alto e trasformeranno le loro spavalde furberie, il loro presunto savoir vivre, in rispetto verso tutti, uscire da questa infinita crisi non solo non sarà semplice: sarà impossibile. Lo so che ho parlato poco sopra di un “primo dubbio”. Quali sono gli altri? Lascio che ciascun lettore maturi le sue riflessioni, perché l’analisi di Cottarelli porta proprio a questo: non un è “libro di ricette”, ma un “libro di ingredienti”, e l’ingrediente principale siamo proprio noi italiani.

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