Free to Choose. A personal statement – Milton and Rose Friedman

Free to Choose fa il paio con un altro saggio di Milton Friedman, Capitalism and Freedom, di cui riprende diversi temi. Anche in questo caso, infatti, il problema centrale è il rapporto tra la libertà personale e il potere politico-economico del governo. Qual è il ruolo che il governo dovrebbe avere nell’economia di un paese libero? La risposta teorica di Friedman è molto semplice: il ruolo più ridotto possibile, in modo da non minacciare mai la libertà dei cittadini.

La libertà, però, è solo uno dei due poli della riflessione di Friedman: l’altro è l’economia. Secondo Friedman, libertà politica e successo economico non si escludono: le alternative non sono o liberi e poveri o ricchi e schiavi. Anzi, per Friedman libertà politica e successo economico si completano: “Affidarsi alla libertà delle persone di controllare la propria vita secondo i propri valori è il modo migliore per raggiungere il massimo potenziale di una grande società”. Molto spesso, invece, gli interventi del governo, giustificati anche da nobili intenzioni (uguaglianza, difesa dei lavoratori, interessi nazionali), risultano in una perdita della libertà e in un peggioramento delle condizioni di vita.

L’argomentazione di Friedman è raffinata e si articola in tre passaggi: 1) mettere in luce l’inettitudine del governo (e degli enti governativi, come la Federal Reserve) nell’inasprimento della crisi del Ventinove; 2) mostrare come l’allargamento del ruolo del governo nell’economia americana (welfare, lotta alla disuguaglianza, istruzione, difesa dei lavoratori e dei consumatori) abbia portato a risultati pessimi in tutti questi campi e, al tempo stesso, alla creazione di una vorace burocrazia; 3) smascherare il modo in cui il governo, tramite l’inflazione (hidden tax), tolga valore al denaro e ai risparmi dei cittadini.

Le soluzioni di Friedman (che saggiamente distingue tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che è politicamente fattibile) sono eleganti e hanno un denominatore comune: restituire il potere economico ai cittadini, stabilendo dei limiti ben precisi all’intervento del governo. Nelle parole di Friedman: “Una società che metta l’uguaglianza (intesa come uguaglianza di risultati) prima della libertà, finirà per non avere né libertà né uguaglianza. L’uso della forza per raggiungere l’uguaglianza distruggerà la libertà e la forza, introdotta con buone intenzioni, finirà nelle mani di persone che se ne serviranno per fare i propri interessi. D’altro canto, una società che metta la libertà al primo posto otterrà, come felice conseguenza, una più grande libertà e una più grande uguaglianza”.

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