“Fahrenheit 451” – R. Bradbury

Ray Bradbury, fecondo autore di romanzi e racconti di genere fantascientifico (ma non solo), con il suo Fahrenheit 451, del 1953, tocca l’apice della sua carriera di narratore. Bradbury, sul solco di Huxley (Il mondo nuovo, 1932) e di Orwell (1984, del 1949), immagina una società distopica, dominata dal consumismo e dal solo imperativo morale del divertimento, in cui i nemici da combattere, invece, sono i libri e le persone che credono in essi. Il protagonista, Guy Montag, è un vigile del fuoco, ma il suo compito non è quello di spegnere incendi, bensì di bruciare le case dove vengono trovati dei libri, oggetti pericolosi, che non possono essere detenuti se non illegalmente. Tuttavia, questa vita, dominata da enormi schermi televisivi, rutilanti di giochini e prodotti pubblicitari, a Montag non basta, non gli consente di essere felice. Comincia in questo modo un percorso fatto di incontri casuali (?) e di domande, fino al faccia a faccia con la pagina scritta, che segna l’inizio di una pericolosa catarsi, fatta di rocambolesche fughe e di incontri rivelatori. Il finale del romanzo è drammatico, ma nello stesso tempo ricco di speranza: se ciascuno porterà dentro di sé qualche pagina del libro che gli ha cambiato la vita o che ha incontrato per puro caso, l’umanità, immensa biblioteca vivente, salverà il mondo e se stessa. Un libro assolutamente da leggere.

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