Comincia l’estate: cosa far leggere ai nostri figli?

E’ vero, sulla questione esistono due scuole di pensiero. Io, come Enrico Galiano, autore dell’articolo pubblicato qualche mese fa su “ilLibraio.it” sto con il pensiero numero due. Perché “è troppo prezioso non far perdere l’amore per la lettura ai ragazzi e alle ragazze e dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per evitare che i libri escano dalle loro vite, o che non ci entrino mai”

Quando si tratta di assegnare le letture per le vacanze, che siano di Natale o estive, ci sono sempre due scuole di pensiero, fra noi mattacchioni di insegnanti.

Scuola di pensiero uno: classici, classici, classici.

Scuola di pensiero due: ok i classici, ma mettiamo in lista anche libri usciti negli ultimi cinque anni.

Naturalmente la prima scuola di pensiero ha le sue buonissime ragioni: qualità delle opere, valore educativo, costruzione di un canone minimo di romanzi centrali nella nostra cultura.

Non potrei mai non ringraziare all’infinito la mia vecchia prof al biennio del Liceo, che per due anni ci dava un classico al mese: alcuni noiosissimi, infiniti, la lettura era una fatica assurda per un quindicenne in pieno tsunami ormonale.

Ma oggi, quando in una relazione uno dei due si sente in prigione perché ha sogni troppo grandi per la realtà in cui vive, non posso non pensare a “Madame Bovary”.

Oggi, quando lo specchio mi parla degli anni che passano e desidererei il volto dei miei vent’anni, non posso non pensare al “Ritratto di Dorian Gray”.

E così per tutte quelle incredibili storie di pescatori e fallimenti, di intrighi di corte, di giocatori incalliti e di uomini che si fingono morti per rifarsi una vita altrove.

Quindi sì: i classici servono, eccome se servono!

Ma ora provo a illustrare come la vedo io, invece, che sono decisamente della seconda scuola di pensiero.

La vedo che leggere è una cosa troppo importante.

La vedo che i nostri ragazzi e ragazze intorno agli undici anni iniziano ad allontanarsi sempre più dai libri.

La vedo che l’Italia è agli ultimi posti in Europa come indici di lettura.

La vedo che qui è considerato un “lettore forte” chi legge un libro al mese.

La vedo che quasi il 50% di noi legge al massimo un libro all’anno.

La vedo che, è vero, non è che se una persona legge è per forza una brava persona: ma che ogni persona che non legge è una persona che potrebbe essere migliore. Migliore in che senso? Più libera. Più consapevole. Più profonda.

È un po’ come se ti togliessero del cibo. Da domani mangi solo un pasto al giorno. Non è che diventi necessariamente cattivo o ignorante: ma il tuo corpo si indebolisce.

Ecco, se non leggi mai un libro, si indeboliscono il tuo cervello e la tua anima.

Per cui. Per cui.

La vedo che è troppo prezioso non far perdere l’amore per la lettura ai ragazzi e alle ragazze. E che quindi dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per evitare che i libri escano dalle loro vite, o che non ci entrino mai.

La vedo che la vita è troppo breve per non leggere mai un libro.

La vedo che pensare di far amare la lettura ai ragazzi partendo dai classici è come sperare di far amare uno sport partendo dagli esercizi in palestra. Ci puoi riuscire con qualcuno, certo, e solo se sei davvero bravo: ma gli altri?

La vedo che o i prof cominciano a interessarsi di libri per ragazzi, e li portano in classe, e li leggono ad alta voce, o siamo fregati.

La vedo che leggere è un viaggio. E che se molti ragazzi e ragazze hanno smesso di voler viaggiare, è anche colpa di chi gli vuol far vedere sempre e solo gli stessi posti.

da https://www.illibraio.it/news/storie/classici-per-le-vacanze-1414601/

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