“Come un incubo e come un sogno” – Paolo Savona

Paolo Savona è uno dei migliori economisti del nostro paese, con un curriculum invidiabile e un grande profilo internazionale. Leggere la sua autobiografia fa male. Male perché la sua storia personale si intreccia con il declino italiano degli ultimi decenni. Questo declino non è un fatto ineluttabile, ma una realtà quasi ricercata da classe politica e cittadini. Savona individua, infatti, due cause del declino: «La costante ricerca e difesa delle rendite (anche i rigurgiti nazionalistici sono tali) e il mancato rispetto della “regola della legge”».

Assistenzialismo, difesa dalla concorrenza, monopoli, interventi dello Stato da un lato. Concorsi e appalti truccati, evasione, peculato dall’altro. Queste cose secondo Savona (e non è difficile concordare con lui) sono alla base della maggior parte dei problemi dell’Italia di oggi. «L’elargizione di benefici a questa o a quella categoria continua e cresce all’avvicinarsi delle elezioni. Si denuncia in continuazione l’esistenza di evasioni fiscali e di atti di corruzione, senza creare istituzioni adatte a prevenirli, spendendo invece per reprimerli».

La via d’uscita di per sé non è difficile, visto che «la storia testimonia che un buon andamento dell’economia è ottenibile con un mercato aperto alla concorrenza interna e internazionale e una dimensione della rete di protezione sociale coerente con le risorse che possono essere portate al servizio di questa istanza». Purtroppo «i due difetti individuati sono così radicati che risultano affetti da […] irrisolvibilità del problema e impossibilità di disfarsene». Insomma, secondo Savona (e anche qui non è difficile concordare) la soluzione non è immediata. Non si possono imporre maggior concorrenza, flessibilità e competizione a un mercato del lavoro e a un ceto imprenditoriale abituati a vivere sotto l’ala dello Stato. Né si può costringere la gente ad essere onesta, quando l’onestà e il rifiuto del compromesso sono fuori dal loro habitus morale.

La soluzione? Beh, la soluzione è sempre la stessa, disperata e inevitabile soluzione che si propone ogni volta: l’istruzione. La battaglia per il presente è persa, quella per il futuro si sta giocando giorno dopo giorno sui banchi di scuola. È difficile che un sistema di istruzione simil-monopolistico possa fornire alle nuove generazioni le risorse necessarie per cambiare le cose, ma a questo punto there is no alternative. Bisogna sperare che i piccoli semi di pensiero critico, razionalità e anti-conformismo che il sistema scolastico riesce a spargere, diano più frutto di quanto lecito credere e germoglino in persone che non pensano per slogan, non affrontano i problemi in modo semplicistico, mettono i fatti al di sopra delle opinioni e aderiscono a più sani princìpi di convivenza civile.

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