“Caro Pier Paolo” – D. Maraini

Non riesco a immaginare che cosa possa aver provato Dacia Maraini quando, omaggiata qualche giorno fa in Senato per il suo nuovo libro Caro Pier Paolo, ha sentito dire “Giampaolo Pasolini”. Lei che con Pasolini ha condiviso anni e anni di vita e di profondissima amicizia. Lei che proprio in Caro Pier Paolo ripercorre alcune tappe di quel rapporto di comunanza familiare e intellettuale. Non deve essere stato facile. L’ennesima pugnalata a uno dei più grandi pensatori del secondo Novecento italiano provata quasi sulla propria pelle.

Caro Pier Paolo va contemporaneamente in due direzioni. È il ricordo intimo e personale che Maraini conserva dell’amico e allo stesso tempo il tentativo di fare i conti con l’eredità pubblica di Pasolini, con il suo lascito al mondo. Potremmo definirlo come romanzo epistolare che muove da una dimensione onirica per affondare in quelle realtà di cui più volte Pasolini ha parlato. Dimensione onirica da intendersi anche in senso letterale: Maraini usa l’espediente del sogno come leitmotiv di tutta l’opera. Pasolini le appare nel sonno e smuove nell’amica ricordi e riflessioni che alimentano tante e lunghe lettere. In cui si parla anche della morte dell’intellettuale (che Dacia Maraini non può non sfiorare), bilanciata tuttavia dalla sua sfrenata vitalità: le prese di posizione, l’arte, le polemiche, i viaggi, le controversie, le passioni. Pasolini ha vissuto decine di vite in una troncata anzitempo, e Maraini sa darne compiuta testimonianza.

Resta però, alla base di Caro Pier Paolo, il ricordo personale, il rapporto di fratellanza umana, artistica e intellettuale che ha legato Maraini e Pasolini. Prima di ogni altra cosa, il libro è questo: il tentativo nostalgico di ricomporre la figura dell’amico scomparso. Di lettera in lettera Pasolini acquista sempre più consistenza, tanto che alla fine riusciamo a risentirne le parole e a rivederne il volto, come se ci fossimo stati anche noi con Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini su quella Land Rover in Africa, in quella casa sul mare a Roma o seduti a quel tavolo d’osteria. Per questo Caro Pier Paolo rimarrà, tra i libri dedicati a Pasolini, come uno dei più toccanti e intimamente riusciti.

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