“Decameron: seconda novella della nona giornata” – G. Boccaccio

Il Decameron è l’opera più celebre di Giovanni Boccaccio e una delle più importanti della letteratura italiana. Scritto nel XIV secolo – probabilmente tra il 1349 e il 1351-53 – raccoglie cento novelle, suddivise in dieci giornate. Boccaccio offre uno spaccato della società dell’epoca, unendo i valori dell’aristocrazia (come l’amor cortese) a quelli del ceto mercantile (come l’astuzia). Il libro racconta di dieci giovani che si ritirano in una tenuta di campagna poco lontano da Firenze per sfuggire dalla peste nera, che si sta diffondendo in tutta Europa. Per non annoiarsi, decidono di raccontare delle novelle, spesso di taglio umoristico e a sfondo erotico o ironico nei confronti delle istituzioni dell’epoca: per questo il Decameron fu a lungo censurato.

Il tema centrale della nona giornata del Decameron sono le beffe, di qualsiasi genere e verso qualsiasi persona. La seconda novella è raccontata da Elissa. Narra di un monastero presente in Lombardia e conosciuto in tutto il mondo per l’austerità in cui vivevano le monache al suo interno. Un giorno una delle monache, Isabetta, si innamora di un amico di un parente che è venuto a trovarla e passa le notti con lui nella sua cella. Scoperta dalle sue compagne viene chiamata la Superiore, che però a sua volta si trova in piacevole compagnia del prete. Nella fretta di vestirsi però si mette in testa le braghe dell’amante invece del velo. Mentre la badessa la riprende duramente, Isabetta le fa notare il suo particolare velo. Colta alla sprovvista, la badessa abbassa i toni e torna nella sua camera col prete, mentre Isabetta torna nella sua cella con l’amante.

Borghini interviene anche su questa novella, attuando un semplice piano di laicizzazione, ovvero trasformando ambienti e personaggi in comuni laici di un paese. Potete acquistare una buona edizione commentata del Decameron cliccando su questo link.

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