“A proposito del senso della vita” – Vito Mancuso

E’ indubbiamente tempo di riflettere. La Natura ci sta ponendo degli interrogativi. Sta accadendo tutto molto in fretta e, dell’iceberg, rischiamo di vedere solo la punta.

Tutto è colpa della pandemia. Ogni disagio umano e sociale è conseguenza del lock down. Avverto sempre un certo fastidio a sentire i genitori dei miei studenti che, dopo quasi due anni, imputano al lock down qualsiasi difficoltà incontrino i loro figli. Contro la pandemia stiamo agendo in fretta, ma è anche tempo di riflettere; la scienza sta lavorando alacremente, ma anche le scienze umane, ora, devono aiutarci a capire: abbiamo bisogno di senso.

Oltre ai problemi di ordine sanitario, economico, sociale e psicologico noti a tutti, la pandemia ha rivelato in modo lampante il malessere che riguarda la nostra condizione umana, caratterizzata da una sempre più palese mancanza di chiarezza sulla nostra identità, sia a livello sociale sia a livello personale. Non sappiamo più “chi” siamo e “chi” veramente vogliamo essere. Sappiamo alla perfezione cosa vogliamo “avere”; sappiamo anche “cosa” vogliamo essere, ma non sappiamo più chi vogliamo essere: quale pasta di essere umano, con quali ideali, con quali valori.

Da qui parte il breve ed intenso saggio di Vito Mancuso A proposito del senso della vita, un’impietosa radiografia del nostro tempo, un’epoca in cui ciascuno di noi, persa la propria identità, nel disordine dei propri sentimenti, pare ritrovare un barlume di senso solo nella contrapposizione agli altri: il trionfo dell’ignoranza, dell’intolleranza, dell’aggressività.

Il libro di Mancuso è un perfetto testo argomentativo. Le tesi sono due: non c’è senso senza consenso – ovvero siamo noi i responsabili del senso della nostra esistenza – e il senso della vita è la sinergia, cioè una forma più raffinata di energia, capace di esprimersi in legami reciproci.

Le argomentazioni con cui Mancuso dimostra le sue tesi attingono a fonti di varia natura e cultura, in una dimensione temporale ampia, storica, perché il problema di senso è questione che da sempre occupa o tormenta l’animo umano.

Ma porsi delle domande, per l’uomo, è un bisogno innato o indotto? Per Mancuso, un essere umano allo stato naturale può non avvertire alcun bisogno di porsi domande sul senso della vita, ma cercare di godersela il più possibile spremendone tutti i piaceri. […] Tuttavia, coloro che non vengono risvegliati al bisogno di pensare sono incapaci di distinguere la realtà dalla finzione e cadono facilmente preda di quest’ultima, oggi dai più chiamata “fiction”: quella televisiva e cinematografica, di cui si nutrono in continuazione; quella letteraria, trasformandosi in lettori che bevono tutto quanto li intrattenga senza richiedere fatica e pensiero; quella sportiva, a cui consegnano il loro tempo migliore; quella religiosa, di cui diventano fedeli con una fede a metà tra militanza ideologica e superstizione. Soprattutto diventano preda di quella terribile fiction politica che si chiama “populismo”, nemico giurato della complessità del reale, che semplifica a colpi di slogan, e pericolosa anticamera del totalitarismo.

Abbiamo bisogno di aggiustare la nostra vita, cioè di “portarla al giusto” – sostiene Mancuso. Abbiamo bisogno di istruire ed educare, cioè di “costruire dentro” e di “far venir fuori”, perché possiamo conservare meritatamente la definizione di Sapiens che ci siamo dati e non solo e semplicemente di Faber quali molto spesso ci limitiamo ad essere.

A proposito del senso della vita è un libro alla portata di tutti, semplice nella scrittura, logico, concreto. Mancuso ci induce a riflettere, ma offre anche, nell’ultima parte, una breve raccolta di consigli per vivere meglio, quelli che lui chiama piccoli passi quotidiani verso la costruzione del senso della vita, perché il senso proviene dal consenso, ma il consenso bisogna costruirlo giorno per giorno.

Ecco, allora, a mo’ di conclusione… Vedere, imparare a vedere. Guardare, imparare a guardare. Coltivare uno sguardo retto, che si posa sulle cose e sulle persone con rettitudine. Privilegiare la via della bellezza. Non scegliere la via più breve, scegliere la via più bella. Non accumulare: il tanto minaccia la bellezza, il troppo la soffoca. Ricordarsi che la bellezza vive nella misura. Sorridere, sorridere anche quando non c’è motivo per farlo, e il motivo arriverà.

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